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I No Tav solidarizzano coi 12 attivisti accusati di terrorismo ed eversione

Centinaia di militanti No Tav si sono dati appuntamento ieri sera a Bussoleno per solidarizzare con le 12 persone sulle quali è arrivata l’accusa di terrorismo ed eversione.
A cura di Davide Falcioni
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In risposta alle accuse di terrorismo seguite alle perquisizioni di lunedì, ieri sera centinaia di attivisti del movimento No Tav si sono dati appuntamento in piazza del Municipio, a Bussoleno. Il sit in ha solidarizzato con i 12 indagati ai quali sono stati consegnati avvisi di garanzia. I militanti hanno esposto striscioni, uno dei quali recitava: "Chi semina terrore raccoglie ribellione, mai un passo indietro. Non molleremo mai". Un altro, invece: "Più sanità, più istruzione, più servizi, meno Tav". Al presidio ha partecipato una gran parte degli attivisti presenti al campeggio di Venaus, ma anche l'Anpi di Bussoleno ha dato il suo sostegno. Il tutto si è svolto in modo pacifico con – nel finale – un sit in davanti all'Hotel Napoleon, uno degli alberghi che ospitano le forze dell'ordine che sorvegliano il cantiere di Chiomonte.

Intanto il movimento ha pubblicato su uno dei suoi portali ufficiali un lungo contributo intitolato "Chi ha paura dei No Tav?": "Una parola e un’accusa che i No Tav respingono al mittente, e che nulla ha a che fare con la lunga storia di un movimento popolare che da decenni tiene insieme con il sorriso, anche nei momenti più duri, generazioni e sensibilità differenti, pensionati e adolescenti, cattolici, centri sociali e famiglie con bambini. Un movimento che ha sempre affrontato anche le sue scelte più complesse – si, anche il ricorso all’autodifesa, la resistenza nello scontro imposto dallo Stato con l’occupazione militare della Val di Susa – alla luce del sole e a testa alta. Che il terrorismo – le stragi e gli attentati, la volontà di terrorizzare la vita quotidiana delle persone allo scopo di destabilizzare la società – sia quanto di più lontano dalle attività di un movimento che ha come obiettivo solo quello di vivere in pace nella propria terra, senza cantieri mortiferi, è talmente evidente e sotto gli occhi di tutti da non richiedere altri argomenti. Non a caso le perquisizioni alla ricerca di armi e altri “artifizi micidiali” sono state un clamoroso buco nell’acqua".

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