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I Lykov, quella famiglia isolata per 40 anni che non sapeva nemmeno della Seconda Guerra Mondiale

A 250 chilometri dalla civiltà, nella sconfinata Taiga siberiana. Senza sapere nulla di Stalin, di Gagarin e della Seconda Guerra Mondiale. Solo nel ’78 il mondo ha fatto la loro conoscenza. E’ la storia della famiglia Lykov.
A cura di Biagio Chiariello
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lykov family

Infinita e ricca di misteri: ecco come si presenta la Taiga (o foresta boreale), considerata la più vasta formazione vegetale del mondo. Qui ha vissuto (e vive) la famiglia Lykov. Il padre Karp Osipovich, la madre  Akulina, i due figli Dmitry e Savin, e le due figlie Natalia e Agafya. Sono loro, forse, gli ultimi eremiti della storia. Tagliati consapevolmente fuori dal mondo, infischiandosene di Stalin e di Gagarin, ma anche della Seconda Guerra Mondiale, di cui in realtà non hanno mai sentito parlare, né del suo inizio né della sua fine. Eh sì, perché i Lykov, come spiega la versione online della Smithsonian Institution, hanno trascorso la loro esistenza nella taiga siberiana, senza alcun contatto umano, per almeno quattro decenni. A pochi chilometri dal confine settentrionale della Mongolia, questa famiglia russa ha vissuto in una capanna di legno sul fiume Abakan, a 240 chilometri dal più vicino insediamento. Nel loro piccolo universo, senza notizie dal mondo, senza denaro, senza tecnologia, se non qualche strumento per coltivare la terra.

La loro storia è raccontata nel libro "Siberia per due. Madre e figlia lungo lo Enisej" di Laura Leonelli:

Era successo in una regione dei monti Altaj, quasi sul confine con la Mongolia, là dove nasce lo Enisej. Tra quelle montagne vivevano il "vecchio credente" Karp Lykov e la sua famiglia, da secoli in fuga e in solitudine dopo le scomuniche di Pietro il Grande e Caterina II. Per loro la Siberia era diventata una seconda patria, una terra libera. Vivevano tranquilli. Ma una mattina del 1938 una pattuglia della guardia forestale sovietica si presentò alla porta di casa, intimando a madre, padre e due figli di lasciare la proprietà – in tutto una povera isba e qualche campo coltivato – perché quelle terre sarebbero entrate nella riserva dei Monti Altaj e nessuno avrebbe potuto né cacciare né coltivare. Se proprio volevano rimanere, i Lykov potevano trovare impiego come guardiacaccia, visto che nessuno meglio di loro conosceva le foreste. Ma i Lykov rifiutarono l'offerta e si rimisero in cammino, fino a che non raggiunsero un angolo ancora più remoto della Taiga, lungo le rive del fiume Abakan, un affluente dello Enisej.

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Immaginate di crescere senza alcun contatto umano, tranne quello della vostra famiglia. I quattro giovani Lykov hanno vissuto senza sapere nulla del mondo esterno e tutto ciò che hanno sentito è rappresentato dalle storie raccontategli dai genitori. E Karp e Akulyina vivevano nella più totale ignoranza su ciò che stava accadendo là fuori. Almeno fino a quando un gruppo di geologi sovietici guidati da Galina Pismenskaya (nella foto-articolo, sulla sinistra), grazie ad un incontro fortuito, ha fatto la loro scoperta nel 1978. Queste sono le  prime impressioni dello scienziato:

Accanto ad un ruscello c'era una dimora. Annerito dal tempo e dalla pioggia, il rifugio è stato tirato su con le cortecce e i detriti della taiga, steccati e tavole. Se non fosse stato per una finestra delle dimensioni del mio zaino, sarebbe stato difficile credere che delle persone vivevano lì. Ma era proprio così, non c'è che dire …. Il nostro arrivo è stato subito notato, come abbiamo potuto poi constatare.

La porta cigolò e la figura di un uomo molto vecchio emerse alla luce del giorno, sembra uscito da una fiaba. A piedi nudi. Indossa una camicia rattoppata con juta e pantaloni dello stesso materiale. E aveva una lunga barba incolta. Aveva i capelli arruffati. Sembrava spaventato ed era molto attento a noi …. Abbiamo dovuto dire qualcosa, così ho cominciato: "Auguri, nonno! Siamo venuti a trovarla!"

Il vecchio non rispose subito …. così, abbiamo sentito una vocina incerta: "Be', dal momento che hanno viaggiato fino a qui, potremmo anche farli entrare" […] Il silenzio fu improvvisamente rotto da singhiozzi e lamenti. Solo allora abbiamo visto le sagome di due donne. Una era in crisi isterica e pregava: "Questo è per i nostri peccati, i nostri peccati". L'altra svenne. Erano terrorizzate. E' a quel punto che ci siamo resi conto che dovevamo uscire da lì il più velocemente possibile".

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Sono passati 35 anni da quell'incontro. Col tempo la famiglia Lykov ha visto la perdita di molti dei suoi membri Savvin, Dmitry e Natalya sono morti nel 1981, il padre Karp nel 1988. Rimane Agafya. La Lykov che più di tutti ha conosciuto  na nuova vita. Ha volato su un elicottero, ha utilizzato una ferrovia per vedere i suoi parenti e ha anche visitato un ospedale in città. Ha imparato ad usare le "tecnologie", come l'orologio e il termometro. Ma ha scelto di non vivere nella civiltà. Oggi se ne sta completamente sola, andando pesca e coltivando piante, nel territorio della riserva naturale Khakasian che in onore della sua famiglia è stato denominato proprio "territorio Lykovy".

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