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I conflitti d’interesse dei ministri del governo Conte

Uno studio condotto da Openpolis per l’Agi mostra quali sono gli intrecci e le connessioni – politiche ed economiche – dei componenti dell’attuale squadra di governo guidata da Giuseppe Conte. Non dovrebbero emergere incompatibilità in base all’attuale legislazione, ma il contratto di governo M5s-Lega prevede un allargamento del conflitto d’interesse che potrebbe così portare a includere anche qualche caso riguardante gli attuali ministri.
A cura di Stefano Rizzuti
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Il governo guidato da Giuseppe Conte si è appena insediato e ha ottenuto la fiducia al Senato e alla Camera. La squadra conta 18 ministri più lo stesso presidente del Consiglio e Openpolis ha condotto una ricerca per Agi, individuando le reti di connessioni tra i ministri e alcune fondazioni. Quello che emerge è che “tre dei 18 ministri hanno attualmente ruoli o incarichi in uno degli oltre 100 think tank politici attivi in Italia”. I tre ministri in questione sono Enzo Moavero Milanesi, Paolo Savona e Giovanni Tria.

Tra i nomi delle think tank riportati da Openpolis ritorna più volte quello dell’Aspen Institute Italia, con Moavero e Savona. Quest’ultimo, insieme a Tria, è nella Fondazione Iustus, mentre il ministro dell’Economia è anche nella Fondazione Craxi e nel comitato scientifico della Fondazione Magna Carta di Gaetano Quagliariello. Savona, invece, è anche presidente della Fondazione Ugo La Malfa. Ci sono poi 9 ministri – a cui si aggiunge anche Giuseppe Conte – che hanno “collegamenti con aziende private”, considerando sia gli incarichi aziendali sia le partecipazioni aziendali. Secondo quanto emerge dello stadio di Openpolis, Conte ha interessi in due società, così come Giulia Bongiorno. In tre, invece, Bonisoli e in una Moavero, Di Maio, Fontana, Salvini, Trenta e Tria. La valutazione di eventuali incompatibilità spetta all’Antitrust, mentre i ministri in carica hanno 30 giorni dal momento di assunzione della carica per fare la dichiarazione relativa all’incompatibilità. Entro 90 giorni dal giuramento, poi, devono comunicare le attività patrimoniali e le partecipazioni azionarie loro e dei loro coniugi e parenti fino al secondo grado.

Cosa dice il contratto di governo sul conflitto d’interessi

Quasi certamente nessuna delle cariche e delle connessioni degli attuali ministri comporterà incompatibilità con il ruolo che hanno da poco assunto. Ma, allo stesso tempo, i partiti di maggioranza (M5s e Lega) hanno già messo nero su bianco la loro volontà di allargare il campo in tema di conflitto d’interessi. Nel contratto di governo questo tema ha un capitolo dedicato in cui si dice che è necessario “cambiare l’ambito di applicazione della disciplina estendendo l’ipotesi di conflitto oltre il mero interesse economico”.

Ecco cosa si legge ancora nel contratto:

Riteniamo che debba qualificarsi come possibile conflitto di interessi l’interferenza tra un interesse pubblico e un altro interesse, pubblico o privato, che possa influenzare l'esercizio obiettivo, indipendente o imparziale, di una funzione pubblica, non solo quando questo possa portare un vantaggio economico a chi esercita la funzione pubblica e sia in condizione di un possibile conflitto di interessi, ma anche in assenza di un vantaggio immediatamente qualificabile come monetario.

Quindi l’idea sembra essere quella di allargare il concetto anche a qualunque cosa possa influenzare l’esercizio di una funzione pubblica non solo per vantaggi economi ma anche di altro genere. Una interpretazione rischiosa e che potrebbe coinvolgere anche intrecci meno sospetti. In quest'ottica, anche alcune delle connessioni degli attuali ministri evidenziate dallo studio di Openpolis potrebbero ricadere nel campo del conflitto d'interesse che M5s e Lega intendono applicare, stando al contratto di governo.

Gli altri dati emersi dal rapporto

Openpolis ha analizzato anche altri dati riguardanti il governo appena nato. Intanto, si tratta dell’esecutivo con più ricambio rispetto al passato: solo due membri dell’esecutivo sono già stati ministri. Gli unici governi che hanno fatto ‘meglio' sono quelli tecnici guidati da Monti e Dini. L’età media (50,26) è inferiore a quella dell’ultimo governo, ma superiore rispetto a quella del governo Renzi (47,29) e Berlusconi IV (50,04).

Per quanto riguarda invece il numero di donne nel governo, questo esecutivo fa segnare un dato basso, sotto al 30%, nel solco del trend delle ultime legislature, con due eccezioni. Nel governo Conte il tasso di donne è del 27,78%. Meno di quanto non fosse nel governo Letta (33%) e molto meno del governo Renzi (50%). Inoltre, nel governo Conte ci sono solo due ministre con portafoglio: Giulia Grillo (Sanità) ed Eliabetta Trenta (Difesa). Entrambe succedono a due donne a capo del ministero.

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