Hotel Rigopiano: Procura chiede processo per tutti i 25 indagati
Sono venticinque le richieste di rinvio a giudizio firmate dal procuratore capo di Pescara Massimiliano Serpi e dal sostituto Andrea Papalia nell'ambito delle indagini sulla terribile tragedia dell'hotel Rigopiano di Farindola. Dopo mesi di indagini serrate e difficili, tra reticenze e imbarazzi, la Procura dunque ha deciso di richiede il processo per tutti i 25 indagati rimasti dell'inchiesta. Tra questi figurano l’ex prefetto Francesco Provolo, il presidente della Provincia di Pescara Antonio Di Marco, il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta e il gestore dell'albergo Bruno Di Tommaso oltre a svariati dirigenti, funzionari e tecnici dei vari enti locali. A questo numero si era arrivati nel novembre scorso quando la Procura di Pescara aveva chiuso l'inchiesta, effettuando una corposa scrematura degli indagati passati dagli iniziali 40 a 25
I reati ipotizzati dagli inquirenti sono numerosi e vanno da disastro colposo a lesioni plurime colpose, dall'omicidio plurimo colposo al falso ideologico, dall'abuso edilizio all'omissione d’atti d’ufficio passando per abuso in atti d’ufficio. L'inchiesta, di cui si sono occupati i carabinieri forestali di Pescara, oltre ad accertare la catena di comando che doveva rendere sicura la zona dell'Hotel al momento delle grosse nevicate che avevano bloccato le vie di accesso alla struttura, si è anche occupata della mancata realizzazione della Carta prevenzione valanghe da parte della Regione, dei permessi per la ristrutturazione del resort e del tardivo allestimento del centro di coordinamento dei soccorsi. Il caso ora passa al vaglio del Giudice per le udienze preliminari che dovrà pronunciarsi sulla richiesta della Procura per tutti gli indagati
La tragedia dell'hotel Rigopiano di Farindola del 18 gennaio 2017 costata la vita a 29 persone fu causata da un enorme valanga che spazzò via tutto e tutti in pochi secondi. In quel momento nel resort vi erano 40 persone (28 ospiti, di cui quattro bambini e 12 dipendenti), di fatto bloccati a causa delle forti nevicate che avevano bloccato la strada che collegava il rifugio col fondovalle.
