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Halloween: da Lovecraft a Poe, 5 racconti inquietanti da rileggere il 31 ottobre

La letteratura è piena di storie inquietanti e misteriose, e alcuni scrittori hanno fatto della paura una vera e propria arte: in occasione della festa di Halloween, ecco alcuni racconti da rileggere assolutamente.
A cura di Federica D'Alfonso
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Da Lovecraft a Poe, cinque racconti da rileggere la notte di Halloween.
Da Lovecraft a Poe, cinque racconti da rileggere la notte di Halloween.

La notte più inquietante dell'anno si avvicina: fra poche ore in tutto il mondo, e anche in Italia, si festeggerà Halloween. Tradizioni pagane, simbologie di origine celtica, rituali o semplice moda: qulunque sia l'origine e la forza di questa particolare festività, Halloween rappresenta nel calendario di molti di noi un'occasione per affrontare le nostre paure più nascoste. Quale miglior modo di farlo se non attraverso le pagine più inquietanti della letteratura? Ecco cinque racconti da leggere la notte di Halloween.

"La città senza nome" di H. P. Lovecraft

All'appello non poteva mancare H. P. Lovecraft, ma scegliere uno solo fra i numerosissimi racconti dell'orrore che “il Solitario di Providence” scrisse non è facile. Il suo nome è legato all'affascinante ed inquietante Necronomicon, un libro immaginario in cui il soprannaturale si confonde con la realtà fino a creare un mondo parallelo: in questo mondo esiste una “Città senza nome”, protagonista del primo racconto del Ciclo di Cthulhu, perduta in un punto non precisato del deserto d'Arabia, dove nella pietra sono incise le orme di un passato dimenticato dall'uomo. Esseri mostruosi riposano nell'ombra, in attesa che il protagonista scopra che "non è morto ciò che può attendere in eterno, e col volgere di strani eoni anche la morte può morire".

"La figlia di Rappaccini" di Nathaniel Hawthorne

Sei anni prima di dare alle stampe il suo più grande successo, Nathaniel Hawthorne pubblica “La figlia di Rappaccini”, uno dei suoi racconti brevi più famosi ed affascinanti. Ambientata in Italia nei primi anni dell'Ottocento, la storia come spesso accade nella produzione più fortunata di Hawthorne utilizza le suggestioni soprannaturali come metafore della condizione corrotta dell'animo umano: ma nonostante questo risvolto morale, molti riconoscono all'autore di Salem una capacità di descrivere il grottesco fuori dal comune. In questo caso l'amore fra Giovanni e Beatrice diverrà per il giovane un vero e proprio incubo, alimentato dalla follia del padre della ragazza, che tenterà con ogni mezzo di ucciderlo.

"Il giro di vite" di Henry James

Anche in questo caso la letteratura si confonde con la vita: come per molti scrittori considerati precursori del genere horror il male e il mistero si trasformano per Henry James in un'occasione per sondare il lato più nascosto ed oscuro dell'animo umano. Ne “Il giro di vite”, pubblicato nel 1898, James utilizza l'espediente del diario per raccontare la storia attraverso la voce della protagonista, una istitutrice che accetta un lavoro presso una ricca famiglia londinese. Il mistero che aleggia sullo zio dei due bambini, e sui fanciulli stessi, tocca l'epice del surreale quando si scoprirà che la stessa donna, ossessionata da fantasmi e forze maligne, si renderà responsabile di un gravissimo delitto.

"Il grande dio Pan" di Artur Machen

Stephen King l'ha definita “la migliore storia horror in lingua inglese”: non resta che fidarsi del Re dell'orrore e leggere tutto d'un fiato “Il grande dio Pan”, romanzo breve di Artur Machen pubblicato nel 1890. La storia utilizza moltissimi temi centrali del genere gotico e horror, come il malsano rapporto dell'uomo con la natura e con la scienza. In questo caso, a differenza ad esempio di Frankenstein, l'esperimento è ancora più inquietante: una giovane donna perde completamente il senno dopo un esperimento che aveva tentato di metterla in contatto con il dio Pan. Il mostro che ne scaturisce, allusivamente con sembianze di donna, inizierà a lasciare dietro di sé una scia di sangue nonappena incontrerà altri uomini.

"Il pozzo e il pendolo" di Edgar Allan Poe

In altre condizioni mentali avrei avuto il coraggio di porre fine alle mie miserie con un tuffo in uno di quegli abissi, ma ora ero l’ultimo dei codardi. D’altra parte non riuscivo a dimenticare ciò che avevo letto di quei pozzi…che la perdita “rapida” della vita non faceva parte dei loro orribili piani.

Per concludere questo breve viaggio nella letteratura gotica e horror non poteva mancare un grande classico come “Il pozzo e il pendolo” di Edgar Allan Poe, maestro indiscusso del genere. A differenza di altri racconti di Poe l'azione non è particolarmente intricata, né la storia necessita di grandi spiegazioni: questo racconto è la dimostrazione di come basti un angolo buio, un suono inspiegabile o un odore inusuale a creare il terrore puro, quello che si attacca alla pelle come cera squagliata. L'abilità di Poe sta tutta qui: nel descrivere l'uomo al limite della propria condizione.

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