13 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

“Ha ucciso mio fratello, io avevo 4 anni”, patrigno condannato 50 anni dopo il delitto

Paul Booth è morto in Inghilterra nel 1968 con la testa fracassata. Aveva 19 mesi e all’epoca si pensò a un incidente. Ma il fratello del bambino, che aveva 4 anni, di recente ha denunciato il patrigno oggi 71enne.
A cura di S. P.
13 CONDIVISIONI
Immagine

Paul Booth aveva 19 mesi quando nel 1968, a Stockton-on-Tees, nell’Inghilterra del Nord, morì. Il bambino aveva il cranio fracassato e all’epoca dei fatti si pensò a un drammatico incidente. Secondo le ricostruzioni, il piccolo si era ferito accidentalmente cadendo da un letto e non esistevano prove ritenute sufficienti per incriminare qualcuno. Ma a distanza di molti anni il caso è stato riaperto. E si è giunti a una sentenza di condanna nei confronti di David Dearlove, un uomo che oggi ha settantuno anni e che all’epoca dei fatti era il compagno della mamma del piccolo Paul. Sarebbe stato lui a uccidere il bambino. A far riaprire il caso dopo tanti anni è stato Peter Booth, fratello della vittima. Peter aveva solo quattro anni quando il fratellino è morto ma ha raccontato alla polizia i suoi ricordi di quel giorno. Lo ha fatto dopo aver visto una foto su Facebook in cui c’erano il patrigno e il bambino morto. Quella vecchia foto in bianco e nero era stata scattata solo pochi giorni prima che Paul morisse.

L’uomo ha raccontato di ricordare Dearlove con il piccolo Paul nel soggiorno della casa in cui vivevano. “Lo teneva per le caviglie, Paul aveva la faccia rivolta verso il soffitto. Lo faceva roteare e la sua testa ha colpito il camino. Paul ha lanciato un grido e mia madre ha urlato quando è uscita dalla cucina. Si è sentito un orribile colpo sordo quando la testa ha battuto sul camino. Poi Paul è rimasto a terra con le braccia sui fianchi. Io sono corso al piano di sopra perché ero terrorizzato”, è quanto ha detto alla polizia. L’uomo che ha accusato il patrigno ha anche parlato di ripetute violenze, nei suoi confronti e nei confronti dei suoi fratelli da parte di Dearlove. “Mi teneva con la testa sott’acqua nella vasca finché non iniziavo a scalciare — ha detto —. Si nascondeva sotto il letto, ci afferrava le caviglie e ci strattonava così da farci battere la testa”.

Dearlove da parte sua ha respinto ogni accusa e al processo il suo avvocato ha sostenuto che non è possibile fidarsi della memoria di quello che all’epoca era solo un bambino di quattro anni. Ma referti e testimonianze mediche rivelano che Paul aveva segni di violenze ripetute. Inoltre degli esperti che all’epoca avevano esaminato il cadavere del piccolo Paul avevano concluso che la sua morte era il risultato di un impatto deliberato e molto forte, incompatibile con una caduta dal letto. E alla fine, dopo 50 anni, il piccolo Paul avrà giustizia.

13 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views