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Griffe contraffatte a Rimini, sequestro da 18 milioni: felpa pagata 7 euro rivenduta a 100

La Guardia di Finanza di Rimini ha scoperto un vasto commercio di griffe contraffatte. Finiscono agli arresti domiciliari un’imprenditrice di Riccione e il titolare di una ditta con sede a San Marino, residente a Talamello. Centinaia di militari in azione da questa mattina, sigilli per tre aziende e diversi beni immobiliari.
A cura di Susanna Picone
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Due arresti e un maxi sequestro preventivo da 18 milioni di euro. Questo il bilancio dell'operazione “Eden Brand” della Guardia di Finanza di Rimini che ha scoperto un vasto commercio di griffe contraffatte. Finiscono agli arresti domiciliari due persone: un'imprenditrice di Riccione e il titolare di una ditta con sede a San Marino, residente a Talamello. Da stamane centinaia di militari appartenenti a 90 reparti della Guardia di Finanza in tutta Italia, sotto il coordinamento del Comando Provinciale di Rimini, stanno dando esecuzione all'ordinanza della gip del Tribunale di Rimini con la quale sono stati disposti gli arresti e due misure interdittive dell'esercizio della professione, nonché il sequestro preventivo di tre aziende, delle quote societarie di cinque società, dodici immobili, uno yacht e titoli e conti correnti.  Secondo la ricostruzione della Guardia di Finanza, gli indagati hanno posto in essere un sofisticato meccanismo di frode grazie al quale hanno realizzato e messo in commercio centinaia di migliaia di capi d'abbigliamento contraffatti. Utilizzavano l'escamotage della fraudolenta registrazione a San Marino di marchi già esistenti e internazionalmente tutelati.

Le intercettazioni: "Ho fatto un milione in sei mesi" – Thrasher, Adidas, Fila, Van’s, Nike, Gucci, Lacoste e Supreme alcune delle griffe contraffatte. In poco più di un anno le indagini hanno consentito di denunciare alla magistratura 35 soggetti e di individuare i canali di produzione, stoccaggio e vendita del materiale contraffatto, con sequestri sia in Italia che a San Marino. In pochi mesi di attività l'ammontare dei profitti illeciti è stato stimato in due milioni di euro poi reimpiegati, secondo l'accusa, in azienda. Da qui deriva la contestazione del reato di auto-riciclaggio. Fondamentali nel corso delle indagini le intercettazioni: “Ho fatto un milione di euro in sei mesi!”, diceva uno al telefono con un complice. “La felpa la vendo io, la pago 7 la rivendo a 34 e in negozio a 100”, spiegava.

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