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Giulia, il suo cuore nuovo e la battaglia per la donazione degli organi

Giulia Bazzichi ha lanciato una petizione per chiedere che anche in Italia valga il principio del silenzio-assenso per la donazione di organi. Intanto ha ricevuto il suo cuore nuovo. Ma non ha intenzione di fermarsi.
A cura di Giulio Cavalli
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Giulia Bazzichi ha 25 anni compiuti da poco ma vissuti sempre in apprensione. È nata con una cardiomiopatia congenita peggiorata negli anni che ne ha condizionato il sorriso, gli studi e le passioni. La vita, insomma. ."Fin dall'infanzia ho dovuto fare i conti con il mio cuore: non prendere parte a giochi troppo faticosi, rinunciare alle ore di educazione fisica. Finché a 14 anni si è reso necessario l'impianto di un defibrillatore per scongiurare il rischio di morte cardiaca improvvisa" ha raccontato in un'intervista a Repubblica.

A 19 anni un brutto scompenso cardiaco ha convinto i medici che fosse il caso di pensare a un trapianto e, nonostante il suo ottimismo, nei periodi successivi Giulia ha cominciato a soffrire di fibrillazioni sempre più gravi. Fino all'aprile dell'anno scorso quando Giulia è stata inserita nelle liste d'attesa per un trapianto. E lì, oltre alla preoccupazione, le si è aperto un mondo: l'Italia è uno dei pochi Paesi in cui per la donazione degli organi non esiste il principio del silenzio-assenso e Giulia ha lanciato una petizione per "l'inserimento automatico, nella lista dei possibili donatori, di tutti i cittadini italiani maggiorenni, dando comunque la possibilità a chiunque fosse contrario di manifestare la propria volontà a non essere un donatore di organi".

"Emotivamente, il momento del decesso è il peggiore per chiedere ai parenti di firmare la dichiarazione con cui si autorizza la donazione degli organi del proprio caro”, dice e per questo ha proposto di proporre la scelta in momenti meno critici come il rinnovo della patente o della carta d'identità.

Intanto, mentre insiste con la sua battaglia, Giulia ha ricevuto il suo cuore nuovo. Il trapianto sembra andato bene e i medici sono ottimisti. Ma la battaglia continua: "Alcuni comuni già lo fanno ma nella maggioranza dei casi è il cittadino che deve recarsi al municipio, all’Asl o all’Aido per dichiarare di voler donare gli organi”, dice. E se è vero che le battaglie si accendono quando si tocca personalmente con mano il bisogno ora, grazie al trapianto, Giulia ha ancora più energie da spendere. E così le vittorie sarebbero due.

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.
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