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Giudice rinuncia al processo per un “Mi Piace” su Facebook

Sebastiano Mignemi rinuncia al processo per il ‘buco di bilancio’ del Comune di Catania “per evitare dubbi e sospetti”. Aveva messo un “Like” al movimento Cittàinsieme, parte civile nello stesso procedimento giudiziario.
A cura di Biagio Chiariello
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Sulla bacheca del proprio profilo di Facebook aveva messo un "Like" alla pagina di un'associazione civica. Per questo motivo un giudice è stato costretto ad astenersi da un processo in corso. E' successo al magistrato Sebastiano Mignemi della prima Corte d'appello di Catania, uno dei componenti del collegio giudicante del processo per il ‘buco di bilancio' del Comune siciliano. Il "Mi Piace" era nei confronti del movimento "Cittàinsieme" che però si è costituito parte civile nel processo. E' stato lo stesso magistrato a spiegare in aula le motivazioni di questa decisione, specificando di "volere fugare ogni dubbio nei confronti degli imputati sulla imparzialità della Corte d' Appello chiamata a giudicare gli ex amministratori comunali". C'è da dire che lo stesso Mignemi era stato oggetto nelle scorse settimane di una richiesta di ricusazione perché in passato aveva fatto parte del collegio del processo i contributi per cenere vulcanica ai dipendenti comunali, che aveva imputati in comune.

Il processo risale ai fatti della sindacatura dell'ormai defunto Umberto Scapagnini del PdL. La prossima udienza è stata aggiornata al prossimo 28 giugno La posizione dell'ex primo cittadino verrà stralciata, con la successiva estinzione del reato a causa del decesso dell'imputato. Per il ‘buco di Bilancio' Scapagnini, l'ex ragioniere generale Vincenzo Castorina e gli ex assessori Francesco Caruso, Giuseppe Arena, Santo Li Gresti, Giuseppe Maimone, Giuseppe Siciliano e Gianni Vasta erano stati condannati in primo grado a 2 e nove mesi di carcere. Filippo Drago, Stefania Gulino, Mimmo Rotella, Salvatore Santamaria, Nino Strano, Mario De Felice e Giuseppe Zappalà a due anni e tre mesi di reclusione. Tutti gli imputati erano inoltre stati dichiarati interdetti dai pubblici uffici per una durata pari a quella della pena principale e condannati al pagamento delle spese processuali.

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