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Giudice archivia le accuse al ristorante di Cannavacciuolo per i prodotti congelati

Archiviate le posizioni della moglie dello chef stellato e del direttore del bistrot torinese dove nel dicembre scorso i carabinieri del Nas accertarono alcune irregolarità. Per il giudice gli interessati non sono punibili per la particolare tenuità dei fatti: si trattava di mettere gli asterischi sul menù per ogni prodotto congelato e non solo in fondo alla pagina.
A cura di Antonio Palma
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Si è concluso con due archiviazioni il discusso caso delle irregolarità accertate lo scorso dicembre dai carabinieri nel Nas nel bistrot torinese dello chef stellato Antonino Cannavacciuolo. L'ispezione dei militari infatti oltre a una multa da 1500 euro per la mancata tracciabilità di alcuni prodotti presenti in cucina, aveva anche portato a due denunce penali con la pesante accusa di frode in commercio per la moglie dello chef, Cinzia Primatesta, titolare dell'attività, sia per il direttore del ristorante Giuseppe Savoia. Entrambe accuse che dopo le indagini della pm Rossella Salvati si sono risolte in una doppia richiesta di archiviazione da parte della stessa procura e poi nell'archiviazione definitiva disposta dal giudice per le indagini preliminari Riccardo Ricciardi.

I giudici hanno stabilito che la moglie di Cannavacciuolo è "totalmente estranea" ai fatti contestati in quanto non gestisce direttamente il bistrot mentre il direttore è stato dichiarato non punibile in ragione della "particolare tenuità dei fatti di frode in commercio" contestati. Come aveva precisato lo stesso chef dopo l'ispezione dei Nas, infatti, tutto verteva sulla mancanza degli asterischi vicino alle pietanze congelate. In pratica i carabinieri trovarono pesce, pasta e ortaggi sottoposti al processo di abbattimento, "tutto assolutamente conforme alle prescrizioni normative" secondo il giudice, ma il procedimento non era esplicitamente segnalato nel menu: la scritta era in fondo alla pagina ma mancava l’asterisco accanto ai singoli piatti.

"Prepariamo i piatti e puliamo la cucina sotto gli occhi dei clienti. Anche quella volta era tutto perfetto. All’inizio i carabinieri si sono complimentati per come tutto fosse gestito nella maniera migliore: mai più ci aspettavamo le contestazioni emerse alla fine dei controlli. Mai come in questo caso, la decisione di un giudice dà ragione a un lavoro serio e professionale" ha commentato i direttore del locale a La Stampa. "Ero sicuro che tutto sarebbe stato chiarito, perché la qualità e la passione sono il nostro marchio di fabbrica. Uno non lavora fino a notte tutti i giorni e non investe fatica e denaro alla ricerca dei prodotti migliori per poi prendere in giro i clienti. Altrimenti sarebbe davvero fatica sprecata. Con noi lavorano centinaia di persone, il lavoro in nero, qui, non esiste. L’igiene e la sicurezza sono la prima regola da rispettare, ovunque" ha dichiarato invece Cannavacciuolo.

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