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Giovani italiani contro due donne musulmane: picchiate a causa di un velo

“In Italia devi toglierti il velo, qui non si porta, tornatene nel tuo Paese”, insulti del genere e poi le botte per due donne tunisine, una delle due da vent’anni a Monterotondo, il centro vicino Roma che ha ospitato l’episodio razzista.
A cura di Susanna Picone
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“In Italia devi toglierti il velo, qui non si porta, tornatene nel tuo Paese”, insulti del genere e poi le botte per due donne tunisine, una delle due da vent’anni a Monterotondo, il centro vicino Roma che ha ospitato l’episodio razzista.

Siamo alle porte di Roma, precisamente a Monterotondo, centro da oggi tristemente noto anche a causa di un grave episodio di razzismo nei confronti di due donne tunisine. Una delle due perfettamente integrata in Italia, lei stessa, denunciando ciò che è accaduto ai microfoni di Repubblica, racconta di vivere nel nostro Paese da ben 20 anni, di aver fatto nascere in Italia i suoi figli, di avere un marito con un lavoro e di “vivere bene” in un Paese diverso da quello di origine. L’altra, ed evidentemente il “problema” sorge qui, è arrivata da poco a Monterotondo e, in osservanza della sua cultura e della sua religione, indossa il velo. La prima si chiama Nadia, la seconda, sua sorella, si chiama Neila.

L’aggressione in un bar di Monterotondo sotto gli occhi di diversi testimoni – Avevano portato i bambini al parco e poi, insieme si erano fermate in un bar di Monterotondo dove sono state aggredite, prima verbalmente e poi anche fisicamente, da un gruppetto di ragazzi sui venti anni. Giovani italiani che hanno chiaramente mostrato tutta la loro intolleranza nei confronti della donna che indossava il velo. Non solo, dopo le prime parole contro Neila e la sua “diversità”, sarebbero stati invitati a smetterla da altre persone presenti, a loro volta aggredite dai ragazzi. Ma c’erano ancora tanti testimoni nel bar, raccontano le donne, tutti – e questo rende i fatti ancor più gravi –  completamente disinteressati a ciò che stava accadendo. “In Italia non puoi portare il velo, vai al paese tuo, kamikaze, fatti saltare in aria”, le due donne denunciano ai carabinieri di essere state vittime proprio di questo genere di frasi, sotto gli occhi dei tanti testimoni.

Prima gli insulti e poi le botte, Neila finisce in ospedale – In Italia non c’è la cultura del velo per cui, secondo i ragazzi protagonisti di questo episodio razzista, Neila fa bene a tornarsene a casa sua. Nadia però non ci sta e decide di avvicinarsi al gruppetto, vuole altre spiegazioni dato che le sembra inconcepibile un trattamento del genere e allora ecco che dalle parole si passa ai gesti. Spintoni e calci nei confronti di entrambe le donne fino all’arrivo dei vigili: il risultato è che Neila finisce in ospedale dove è stata ricoverata e tenuta in osservazione per un giorno. Uscita da lì ha voluto denunciare alle autorità competenti il brutto episodio ed ora la vicenda è al vaglio della procura di Tivoli. A quanto pare uno dei ragazzi del gruppetto razzista è stato già identificato. Ma Neila è umiliata, racconta di non aver mai subito un trattamento del genere nel suo Paese, di non essere stata mai picchiata fino allo scorso mercoledì, da ragazzi italiani, cittadini di uno Stato che dovrebbe invece essere libero.

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