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Gino Strada: “Ebola sconfitta in Africa Occidentale”. Ma i dati dicono che non è vero

Gino Strada esulta: “L’epidemia in Africa Occidentale è stata vinta”. Ma secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità nell’ultima settimana i casi di contagio sono aumentati.
A cura di Davide Falcioni
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"Questa volta ci siamo, l’epidemia è sotto controllo. Ci sarà “una coda”, pochi casi sporadici nel Paese, ma questa epidemia in Africa Occidentale è stata vinta, finalmente". Gino Strada, fondatore di Emergency, affida a un post su facebook un annuncio storico per la Sierra Leone, uno dei paesi in cui l'Ong svolge la sua attività. L'ebola è sconfitta: la malattia che ha mietuto migliaia di vittime nell'ultimo anno, facendo temere un contagio su scala continentale in tutta l'Africa, ha smesso di uccidere, almeno per quanto riguarda i centri di Emergency, dislocati a Lakka, Waterloo e Goderich. "Il nostro Centro non ha più ammalati – scrive Strada -, solo pochi convalescenti che saranno dimessi nei prossimi giorni. E anche per me, dopo più di 6 mesi, è finalmente ora di tornare a casa. Grazie a tutto il nostro staff, alle centinaia di persone che si sono impegnate con passione e professionalità. Grazie a tutti voi che ci avete incoraggiato e sostenuto in questa esperienza durissima e rischiosa, da soli non ce l’avremmo fatta".

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Ma è vero, come sostiene Strada, che "l'epidemia in Africa Occidentale è stata vinta"? Da alcuni mesi gli osservatori dell'Organizzazione Mondiale della Sanità monitorano l'andamento della malattia, che ha fortemente rallentato i contagi facendo ben sperare per il raggiungimento dell'obiettivo principale, ovvero la fine dell'epidemia in tutti gli stati interessati: Liberia, Sierra Leone e Guinea. Se in Sierra Leone, almeno per quanto riguarda le strutture di Emergency, il virus sembrerebbe essere sotto controllo, l'ottimismo non deve far abbassare il livello di guardia: di Ebola, infatti, si continua a morire, e la percentuale di mortalità nei tre paesi più colpiti continua ad essere preoccupante.

OMS: "Sette casi in più rispetto alla scorsa settimana"

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Un recente report dell'Organizzazione Mondiale della Sanità ha fornito il quadro della situazione al 15 aprile. I casi di ebola confermati sono in totale 37, sette in più della scorsa settimana. La Guinea continua ad essere il Paese più interessato con 28 casi, mentre in Sierra Leone i casi sono 9. La Liberia sembra aver sradicato il virus già da qualche mese: non si segnalano casi da fine febbraio. Secondo l'Oms la situazione è complessivamente in via di miglioramento: se in Guinea le regioni interessate erano 6 la scorsa settimana, ora sono scese a 5. In Sierra Leone le aree coinvolte sono tre: a Kambia si segnalano 4 casi, a Port Loko uno e a Freetown, la capitale, altri 4 casi. Gli specialisti ritengono che il trend sia positivo e che dovrebbe proseguire anche nei prossimi mesi. E' però ancora presto per esultare: tutti gli stati interessati infatti continueranno ad avere presidi altamente specializzati per contrastare una possibile nuova ondata.

In Guinea situazione ancora preoccupante

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La situazione più preoccupante è quella della Guinea: qui, infatti, l'andamento dell'epidemia non è ancora chiaro. Dopo un minimo di 20 casi segnalato a gennaio, il virus è tornato a crescere facendo registrare, un mese fa, ben 95 casi. A fine mese i malati erano 57, per poi scendere a 21 la scorsa settimana e risalire a 28. E' presto, quindi, per cantare vittoria: al contrario, le proiezioni di  Birte Hald, a capo dell'unità di coordinamento e supporto per l'Ebola della Federazione internazionale delle società di Croce rossa e Mezzaluna rossa, sono tutt'altro che rosee: la funzionaria ha spiegato che per fermare completamente il virus potrebbe occorrere tutto il 2015, confermando che in Sierra Leone e Guinea si accendono sovente nuovi focolai, con il rischio di un'altra diffusione su larga scala. Colpa soprattutto dell'aspetto sociale della malattia, che soprattutto in alcune aree rurali non viene denunciata per tempo. Sarebbe sufficiente una sepoltura effettuata senza le dovute precauzioni per far nuovamente divampare il fuoco dell'ebola.

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