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Giganteschi buchi neri nell'universo primordiale: l'ultima scoperta dallo spazio

Il telescopio Chandra avrebbe individuato buchi neri anche in galassie antichissime: una vera sorpresa per gli scienziati che non credevano che questo fosse possibile.
A cura di Nadia Vitali
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Blackhole1

Come si presentava il nostro universo all'alba dei tempi? Cosa ha portato al prevalere della materia sull'antimateria allorché il Big Bang è stata la nostra origine? Quesiti a cui non esistono risposte certe ma che sono sempre meno dei misteri per gli scienziati e gli studiosi: di recente, ad esempio, è stato scoperto che nell'universo primordiale esistevano dei giganteschi buchi neri la cui massa sarebbe milioni di volte superiore a quella del sole.

Buchi neri nati nei remoti tempi di un universo ancora assai giovane, nascosti al centro di galassie lontanissime ed antichissime e presenti in buona parte di queste, secondo le stime degli scienziati tra il 30 e il 100% di quelle che sono distanti circa 13 miliardi di anni luce dalla terra. La notizia della scoperta è stata pubblicata su Nature ed è opera di una ricerca coordinata dall'Università delle Hawaii, la quale si è servita delle immagini inviate alla Terra dal telescopio spaziale statunitense Chandra.

BlackHole1 (1)

Il buco nero, un corpo celeste talmente denso da essere dotato di una attrazione gravitazionale elevatissima, tale da non consentire l'allontanamento di nulla dalla propria superficie: di tutte le innumerevoli informazioni che provengono dal mondo scientifico a proposito dello spazio, quelle che riguardano questi corpi misteriosi, le cui esistenze sono sempre state rilevate indirettamente grazie a numerose osservazioni astrofisiche, da sempre interessano maggiormente un uditorio di "profani". Sarà perché, per sua stessa natura, il buco nero non può essere visto e dunque resta qualcosa di ancor più incomprensibile e sfuggente.

Fino a prima di questa scoperta, dunque, gli scienziati credevano che non esistessero buchi neri nelle galassie più antiche: ora sanno che già circa 800 milioni di anni dopo il Big Bang ce ne erano di enormi e che erano in simbiosi con queste, sin dai primordi dell'Universo. Le emissioni di raggi X emesse da 200 galassie estremamente lontane che sono state rilevate dal telescopio ed hanno portato a questa scoperta, sono quelle che vengono sprigionate nel momento in cui le particelle di materia attratte dal buco nero entrano in contatto con quelle che lo circondano e che, da sole, riescono ad oltrepassare la coltre  di gas e di nubi di polveri che avvolgono i buchi neri trattenendo tutto il resto: chissà quali nuove affascinanti notizie ci giungeranno, dunque, da questo mondo sconosciuto.

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