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Gianluca, sopravvissuto al crollo del Morandi, interpreta Giuseppe nel presepe vivente

Gli hanno chiesto di interpretare SAn Giuseppe, nel presepe vivente di Chiusola, piccolo borgo sulle alture di Sesta Godano (La Spezia) e lui ha detto subito di “sì”. Anzi, ha portato con se anche la compagna a interpretare il ruolo di Maria e il figlio nato da pochi mesi nei panni di Gesù.
A cura di Biagio Chiariello
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Gianluca Ardini sicuramente se lo ricorderà per tutto la vita. Lui è uno dei superstiti del crollo di ponte Morandi: si era salvato rimanendo appeso, per ore, al suo furgone sospeso nel vuoto. Da lì a pochi giorni sarebbe diventato papà di Pietro. Ora Gianluca, ancora in fase di riabilitazione per le conseguenze di quella tragedia che ha sconvolto tutta Italia, con il proprio figlioletto di pochi mesi e la compagna ha interpretato la Sacra Famiglia nel Presepe vivente di Chiusola, piccolo borgo nel Comune di Sesta Godano. Ad Ardini è stato infatti chiesto di interpretare Giuseppe.

“Io sono originario di Chiusola, il paesino vicino La Spezia dove viveva mio nonno. Lì ci conosciamo tutti — dice al Corriere della Sera — e quando mi sono ripresentato da quelle parti ho colto l’emozione la vicinanza della gente. Sono venuti a propormi il presepe vivente e ho pensato: perché no?". La rappresentazione è avvenuta nel pomeriggio di sabato nel piccolo borgo sulle alture del comune nelle Cinque Terre. “È stato divertente e, devo dire, anche emozionante” ripensa adesso Gianluca.

Ardini ha ripreso a camminare, ma non è ancora tornato al lavoro. "Ci vorranno ancora mesi", ha detto. “Di notte prendo ancora le gocce per dormire perché sennò è facilissimo chiudere gli occhi e tornare in quel furgone” ammette l’uomo che di lavoro fa il caposquadra per un centro di arredamenti. "Il ponte? Seguo tutto e partecipo alle udienze. Voglio giustizia". E poi ricorda quella mattina del 14 agosto:Il tuffo nel vuoto e poi quattro ore in quella situazione al fianco di un collega morto... credo che non potrò mai dimenticare nessun dettaglio. Quel giorno è stato per un puro caso che Luigi si è messo alla guida. Quello era il mio posto…”. Minuti interminabili sospeso nel vuoto col rischio che da un momento all’altro potesse cedere il cavo che teneva su il furgone “Avevo diverse fratture, lesioni ovunque e lacerazioni sotto l’ascella per via della cintura che mi ha tagliato il pettorale e alcuni nervi”.

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