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Genova, aggredito perché gay: “Ho reagito, dobbiamo difendere i nostri diritti”

Una nuova aggressione a sfondo omofobo. E’ successo a Genova, nella notte tra i 6 e il 7 maggio. A raccontare la vicenda è Davide Scorsa, la vittima Un gruppo di ragazzi, presumibilmente italiani, l’hanno picchiato, dopo averlo più volte offeso. Davide però ha reagito e una volta a casa di è sfogato su Facebook: “Ho combattuto. Dobbiamo lottare per i nostri diritti”.
A cura di C. M.
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aggressione omofoba genova

"Mi hanno preso a pugni sulla testa, e poi tirato addosso una tavola di legno: ora voglio parlare, che si sappia, perché non si può pensare che va beh, sono cose che agli omosessuali succedono”. Un'aggressione a sfondo omofobo, a riportare la notizia è La Repubblica di Genova, che ha intervistato Davide Scorsa, 19 anni, la vittima.
Davide era insieme al suo gruppo di amici, girava per le strade del centro storico della città, dalle parti del Teatro della Tosse.

Erano più o meno le due del mattino, quando, improvvisamente, vengono aggrediti da alcuni ragazzi, si che si suppone fossero tutti di nazionalità italiana, prima a parole e poi con un'asse di legno, utilizzata come arma. I protagonisti della vicenda sono sotto choc, ma non hanno riportato gravi ferite.

"Hanno cominciato con i luoghi comuni, e continuato con gli insulti, chiamandoci froci, e non ripeto cos'altro", racconta Davide. Gli amici – prosegue – non hanno reagito, hanno cercato di lasciar perdere, "ma io non sono riuscito a stare zitto, gli ho risposto di smetterla, di andarsene". E' stato allora che uno degli aggressori ha cercato lo scontro fisico: "Mi ha strattonato e preso a pugni, tra urla e spinte" e poi, ancora "un altro ha trovato per terra una tavola in legno, tipo quelle che i negozi usano ai piedi delle saracinesche, e mi ha colpito in testa". Alla fine della colluttazione, Davide e i suoi amici riescono a divincolarsi e chiamano le forze dell'Ordine. Gli aggressori, però, erano già fuggiti quando i militari dell'Arma dei Carabinieri giungono sul posto.

Davide, che ha raccontato tutta la vicenda in un post pubblicato su Facebook la notte del 7 maggio scorso, vorrebbe che la sua denuncia non rimanga "lettera morta", ma possa servire da monito. Vorrebbe lanciare un messaggio, questo il suo scopo: "Dicono che i gay hanno già troppi diritti, ma non abbiamo neanche quello a una vita tranquilla. Noi li abbiamo fermati. Ma se succede a qualcuno che non riesce a difendersi?".

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