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Opinioni

Gaetti (M5s) rassicura le associazioni: “I beni confiscati non torneranno in mano alle mafie”

Sabato scorso, nella cornice del festival “Restart” alla Casa Internazionale delle Donne, il sottosegretario agli Interni Luigi Gaetti del M5s ha rassicurato le associazioni antimafia sulle modalità di vendita dei beni confiscati alla criminalità organizzata, che saranno precisate negli emendamenti presentati dal MoVimento in parlamento.
A cura di Valerio Renzi
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Il sottosegretario Gaetti durante l'incontro alla Casa Internazionale delle Donne di Roma
Il sottosegretario Gaetti durante l'incontro alla Casa Internazionale delle Donne di Roma

Lo scorso sabato, attorno a una tavola imbandita, il sottosegretario all'Interno Luigi Gaetti ha incontrato attivisti e volontari del mondo dell'antimafia. La cornice è quella di "Restart. Festival delle creatività antimafia e dei diritti", a promosso anche quest'anno a Roma dall'associazione DaSud. Incontri con gli studenti, speech, mostre, musica e incontri, tra l'Itis Enzo Ferrari dove DaSud ha aperto da due anni un'innovativa esperienza di scuola aperta in periferia e la Casa Internazionale delle Donne.

L'appuntamento è alle 12.30 ma il sottosegretario arriva con largo anticipo. "Sapete com'è sono lombardo non sono abituato ai vostri orari romani", scherza, per poi tradire la sua vera intenzione: "Mi piace arrivare prima, dare un'occhiata, ascoltare e che aria si respira nei luoghi dove sono invitato". Nel Governo giallo-verde con delega alle politiche antimafia, il medico prestato alla politica nella scorsa legislatura è stato vicepresidente proprio della Commissione antimafia eletto al Senato con il Movimento 5 stelle. Poi ha deciso di non ricandidarsi, salvo poi tornare in servizio chiamato a un incarico governativo con "spirito di servizio".

Gira per le stanze dello storico complesso del Buon Pastore, guarda attento la mostra del vignettista e illustratore Mauro Biani dedicata all'immigrazione e ai morti nel Mediterraneo, ascolta le ragioni delle donne che rappresentano il consorzio di associazioni e gruppi che gestisce la Casa. Un'esperienza storica, dove si incontrano femminismi di ieri e di oggi, a cui la sindaca Virginia Raggi e la sua maggioranza vorrebbero nei fatti mettere fine ritirando la concessione e assumendone direttamente la gestione.

Tour ultimato e ci si siede a tavola sotto la pergola che difende da un autunno che sembra ancora estate. Mentre arrivano gli antipasti DaSud presenta un documento all'esponente del Governo. Si intitola "C'è qualcosa di più sicuro della sicurezza", un evidente allusione alle politiche del ministro Salvini che da queste parti non gode certo di grossi estimatori. Prima di tutto gli attivisti chiedono che prima di arrivare alla vendita dei beni confiscati si garantisca in tutto i modi il tentativo di utilizzarli a fini sociali; propongono coinvolgere ricercatori e università nella gestione delle aziende confiscate; di applicare la norma che prevede il 3% del valore dei beni mobili confiscati a borse di studio; introduzione dello studio della mafia e delle pratiche antimafia nelle scuole; un reddito di cittadinanza universale che emancipi le fasce sociali più deboli dal giogo della criminalità organizzata.

Il dialogo tra il sottosegretario Gaetti e la tavolata che ascolta, nella speranza di aver trovato un interlocutore attento, è proficuo, e si concentra soprattutto sull'utilizzo dei beni confiscati, per il quale il Decreto sicurezza di Salvini prevede anche la vendita. La paura subito espressa dalle associazioni è che questi beni, lungi dal diventare uno strumento per rafforzare la società civile e forme di economia sana in contesti mafiosi, possano servire solo a fare cassa o addirittura tornare nelle mani della criminalità organizzata.

Su questo l'esponente del Governo ha dato la sua parola e fornito dettagliate rassicurazioni: "Gli emendamenti che presenteremo in Parlamento chiariranno le novità". E annuncia un rafforzamento dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, con 70 assunzioni tramite concorso, ma soprattutto che prima di essere messi in vendita "dovrà essere dimostrato un percorso di almeno due anni in cui si sono esperite tutte le altre possibilità". Poi la vendita sarà valutata dal Consiglio direttivo, e poi solo in ultima istanza si arriverà alla vendita dando precedenza alle cooperative, alle fondazioni e agli enti statali. Le aste non potranno arrivare a un ribasso oltre l'80% del valore del bene stabilito dal demanio e tutti i soggetti che partecipano dovranno presentare un'adeguata certificazione antimafia. Sarà poi possibile dare i beni rimasti inutilizzati in comodato d'uso gratuito o a canone calmierato per soddisfare i bisogni sociali del territorio dove insistono. Il pranzo è finito, il sottosegretario ascolta e risponde, un caffè e poi di corsa al vicino Circo Massimo dove è in corso Italia 5 stelle.

Pochi giorni fa Matteo Salvini ha ammonito gli alleati del Movimento 5 stelle: "81 emendamenti al Decreto sicurezza presentato dalla maggioranza di cui si fa parte sono troppi", invitando a ridurli o accorparli. La speranza è che a non finire nel cassetto siano proprio gli emendamenti che riguardano i beni confiscati.

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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