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Fu uccisa perché accusata di aver bruciato il Corano: 4 condannati a morte

Condannati in Afghanistan quattro degli uomini che parteciparono all’assassinio di Farkhunda, la 27enne uccisa con l’accusa (infondata) di aver bruciato copie del Corano.
A cura di Susanna Picone
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Quattro persone condannate a morte perché responsabili del linciaggio in piazza di Farkhunda, la donna di 27 anni picchiata a morte nel marzo scorso in Afghanistan da una folla che la accusava di aver profanato copie del Corano e che ha dato alle fiamme il suo corpo. È quanto ha stabilito il tribunale di Kabul emettendo le condanne per quattro degli uomini che parteciparono al brutale assassinio. La pena capitale è stata inflitta a Zain-ul-Abedin, Mohammad Yaqoob, Mohammad Sharif e Abdul Bashir. L’omicidio di Farkhunda, che soffriva di disturbi psichici, aveva innescato una serie di proteste di piazza a Kabul, Herat e Mazar-i-Sharif contro le forze della sicurezza afghana accusate di non aver fatto nulla per impedire l’uccisione della donna. Il ministero dell’Interno ha sospeso per “negligenza” tredici funzionari, compreso il portavoce della polizia di Kabul, Hashmatullah Stanikzai. Gli stessi Talebani afghani avevano condannato l’uccisione della ragazza e avevano minacciato punizioni per i responsabili.

La 27enne era innocente – La donna era stata accusata di aver bruciato copie del Corano, ma la commissione d’inchiesta incaricata dal presidente afghano di far luce sulla vicenda in realtà non ha trovato prove che dimostrassero la profanazione del libro sacro. Dopo il brutale omicidio, la bara della vittima fu portata a spalla dalle donne afghane per protestare contro il suo martirio.  Il processo a carico di 49 imputati, tra cui poliziotti accusati di negligenza, è iniziato sabato a Kabul. Oltre ai quattro uomini condannati a morte per impiccagione (secondo il giudice sono stati loro i principali istigatori della folla che ha linciato la donna) ad altri otto imputati sono stati inflitti 16 anni di carcere, mentre altre 18 persone sono state rilasciate per assenza di prove. Al termine della seduta il giudice ha ricordato che gli imputati hanno diritto di fare ricorso contro la sentenza alla Corte d'appello.

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