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Fu uccisa ad Auschwitz a 14 anni, ora le foto del suo volto ferito diventano a colori

Czeslawa Kwoka aveva 14 anni quando fu internata nel campo di Auschwitz. Tre mesi dopo fu uccisa. L’artista brasiliana Marina Amaral ha preso le fotografie scattate da un altro prigioniero e le ha colorate.
A cura di Susanna Picone
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Czeslawa Kwoka è una delle tante vittime di Auschwitz. Era una ragazzina di quattordici anni quando fu internata nel campo di concentramento dove, dopo tre mesi di prigionia, venne ammazzata con un'iniezione di fenolo al cuore. Nata nell’agosto del 1928, la data della sua morte è il 12 marzo 1943. La giovane, prigioniero numero 26947, era entrata con un triangolo rosso, quello dei prigionieri politici, perché nata a Wólka Zlojecka, un villaggio della regione Zamosc, terra polacca anzi nazista. Ad Auschwitz un altro prigioniero le scattò delle foto. Foto realizzate da Wilhelm Brasse, numero 3444, fotografo al campo dal 1940 al 1945, in cui Czeslawa appare con una ferita al volto. Le guardie l’avevano picchiata e nelle immagini si può vedere il labbro tagliato dalle percosse. La ragazzina è ritratta di profilo, a 45 gradi, e di fronte. Ha i capelli cortissimi. Il fotografo ha raccontato come la ragazza, terrorizzata, non capiva che cosa le stesse accadendo e non parlava tedesco, e che fu picchiata da un kapò con un bastone dinanzi a lui. Brasse ha raccontato cosa avvenne prima di fotografare la ragazzina in un documentario del 2005.

Commuovono le foto diventate a colori – Quelle foto conosciute per decenni in bianco e nero ora, grazie a una artista brasiliana, sono diventate a colori. Marina Amaral ha infatti deciso di prendere quegli scatti di Auschwitz e dare dei colori al volto di Czeslawa Kwoka. Il risultato è struggente. La serie di fotografie è stata postata su Twitter dall'account dell'Auschwitz Museum in occasione dell’anniversario della morte della giovane polacca. Le foto condivise dal Museo hanno suscitato emozione e centinaia di commenti. “Credo fermamente alla forza che scaturisce dal vedere volti come quello di Czesława a colori, è molto più facile identificarsi una volta che li si veda come dei veri esseri umani. Questo può sembrare paradossale ma è necessario questo passaggio per comprendere veramente e sentirsi coinvolti più intimamente. Questo fatto non ha nulla a che vedere con me o con il mio lavoro ma con il potere che hanno i colori di farci capire che queste persone che vivevano nel passato, proprio come noi, avevano famiglie, amici, sogni e avevano vissuto momenti difficili. Guardate gli occhi di Czesława”, ha commentato l’artista. Altri scatti apparsi su Twitter sono quelli della madre della ragazzina, Katarzyna Kwoka. Finita nel campo di sterminio insieme a lei, morì un mese prima della figlia.

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