Francia, seduceva ricchi anziani e poi li avvelenava: alla sbarra la “vedova nera”
La stampa francese l’ha ribattezzata la “vedova nera della Costa Azzurra” e ora lei, la cinquantasettenne Patricia Dagorn, dovrà rispondere dei reati di cui è accusata davanti ai giudici. La donna francese, che già scontando una pena di cinque anni per furto, frode e sequestro, è sospettata di aver ucciso e avvelenato almeno due uomini a partire dal 2011. Uomini anziani che lei avrebbe seduto e poi ucciso per rubargli denaro e altri beni. La cinquantasettenne francese apparirà questa settimana davanti alla Corte d'assise delle Alpi Marittime per rispondere di omicidio, avvelenamento premeditato, truffa e furto di beni.
Le vittime di Patricia – Secondo la polizia la donna – “una seduttrice senza scrupoli” – avrebbe incontrato almeno 20 uomini dopo essere arrivata in Costa Azzurra nel 2011. Uomini che avrebbe conosciuto principalmente attraverso un'agenzia di matrimoni. Uno degli omicidi da lei commesso sarebbe quello del sessantenne Michel Knefel, il cui cadavere fu trovato il 23 luglio 2011 in un hotel a Nizza. Poco prima di morire l'uomo aveva trasferito dei soldi sul conto della “vedova nera”. Un’altra vittima di Dagorn potrebbe essere Francesco Filippone, pensionato di ottantacinque anni il cui corpo fu ritrovato nella sua vasca da bagno fuori Cannes in avanzato stato di decomposizione. Il giorno della morte dell’anziano, l’imputata aveva incassato un assegno di 21000 euro, denaro che a suo dire l’uomo le avrebbe dato per aprire una gioielleria. Ad accusare la donna c’è, tra gli altri, Robert Vaux, un pensionato di Fréjus che scoprì la presenza di neurolettici nel sangue mentre conviveva con Patricia. C’è poi un pensionato di Nizza che l'ha denunciata per averlo drogato e derubato. Tra le sue vittime, in questo caso però l’uomo è sopravvissuto, ci sarebbe anche Robert Mazereau, ottantasette anni, anche lui drogato, picchiato e derubato.
Lei respinge le accuse – La polizia, nel corso di una perquisizione, ha scoperto che la donna possedeva fiale di Valium e documenti personali appartenenti a diversi uomini, compresi documenti di identità, conti bancari e tessere di assicurazione sanitaria. La difesa di Dagorn, comunque, ha respinto le accuse: Georges Rimondi, uno dei suoi avvocati, ha descritto l'assistita come una donna fragile e un suo collega ha detto che Patricia spera “di poter raccontare la verità durante il processo”. Se giudicata colpevole, potrebbe essere condannata all'ergastolo.