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Francia, rischio tumore: ritirate protesi al seno testurizzate. L’Italia chiede verifiche

L’Agenzia sanitaria francese per la sicurezza dei prodotti medici ha deciso il ritiro dal mercato, in via precauzionale, di un tipo di impianto di protesi al seno macrotesturizzati e con superficie ricoperta da poliuritene, che sarebbe connesso all’insorgenza di linfoma anaplastico a grandi cellule. Il ministro italiano, Giulia Grillo: “Chiesto un parere urgente al Consiglio superiore di sanità”.
A cura di Ida Artiaco
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Rischio tumore. È per questo che l'Agenzia sanitaria francese per la sicurezza dei prodotti medici ha deciso di ritirare dal mercato un tipo di impianto di protesi al seno macrotesturizzati e con superficie ricoperta da poliuritene. Sarebbe infatti connesso con l'insorgenza di una rara forma di tumore, il cosiddetto linfoma anaplastico a grandi cellule. Il provvedimento, si legge sul sito dell'Ansm, è stato adottato in via esclusivamente precauzionale e non viene neppure raccomandato l'espianto preventivo per le donne già portatrici di tali protesi. L'Agenzia, con sede a Parigi, ha dunque predisposto il divieto di immissione sul mercato, impianto e promozione di questi modelli di protesi al seno. Ai produttori viene chiesto di ritirare tutti i lotti attualmente in circolazione, "per il pericolo raro, ma grave" che questo genere di dispositivi potrebbe costituire. Il condizionale è d'obbligo.

Cosa succede in Italia: la richiesta del Ministro Grillo

Intanto, anche il Ministero della Salute in Italia si sta muovendo per chiarire la questione. Il ministro della Salute, Giulia Grillo, come si legge sul sito ufficiale, ha richiesto un parere urgente al Consiglio superiore di sanità in merito alle "Protesi mammarie a superficie testurizzata e linfoma anaplastico a grandi cellule", alla luce della decisione delle autorità francesi di ritirare dal mercato questa tipologia di protesi. Il parere, si sottolinea, è stato richiesto per avviare eventuali opportune iniziative nei confronti dei fabbricanti coinvolti nella produzione dei dispositivi a rischio. Nella stessa nota, si raccomanda ai pazienti di "sottoporsi ai regolari controlli di follow-up indicati dal proprio medico curante e prescritti con cadenza variabile in base alla condizione clinica" e ai medici di "approfondire le indagini diagnostiche nel caso in cui il paziente sviluppi la comparsa di un sieroma freddo tardivo, una massa adiacente l’impianto o una importante contrattura capsulare spesso associata anche ad una esile falda di siero periprotesico".

Cos'è il linfoma anaplastico a grandi cellule

Il linfoma anaplastico a grandi cellule è una forma di tumore molto rara. Si tratta, nello specifico, di un tipo di linfoma non Hodgkin, rappresentandone il 2%. Colpisce prevalentemente gli uomini e ha un'età di insorgenza intorno ai 34 anni. Ma uno studio del 2008 ha evidenziato che c'è una maggiore prevalenza della patologia nelle donne che subiscono interventi di mastoplastica additiva con protesi al silicone. Tra i primi sintomi, ci sono febbre e astenia, ma anche rush cutanei e raramente dolore allo stomaco. Secondo fonti del Ministero della Salute, ad oggi nel mondo si stimano circa 800 casi su 10/35 milioni di pazienti che hanno un impianto di protesi mammaria. Ne sono 400mila in Francia, dove dal 2011 a oggi sono stati registrati 59 casi di ALCL associati a tali impianti. Solo in Italia, i casi segnalati alla Direzione generale dei dispositivi medici dal 2010 a marzo 2019 sono 41 su un totale di circa 411mila protesi impiantate negli ultimi 8 anni. Tuttavia, si è rilevato anche un progressivo aumento del numero di casi diagnosticati, passando da 1 caso nel 2010 a 8 casi nel 2015. Sempre nel nostro Paese negli ultimi 10 anni più del 95% delle protesi impiantate sono testurizzate

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