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Francia: giudici approvano lo stop alle cure per Ines, 14enne in coma da giugno

Il Consiglio di Stato francese ha confermato lo stop delle cure a Ines, una ragazzina in coma dallo scorso giugno. Si avalla così la decisione dei medici dell’ospedale di Nancy contro il parere dei genitori della giovane paziente.
A cura di Susanna Picone
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I giudici del Consiglio di Stato francese hanno confermato lo stop delle cure per Ines, una ragazza di quattordici anni che si trova in stato vegetativo dallo scorso giugno. A voler interrompere le cure anche i medici dell’ospedale di Nancy (e del Tribunale amministrativo locale) che ritengono che non ci sia più nulla da fare per l’adolescente. Da parte loro, i genitori della ragazza si erano rivolti al Consiglio di Stato con la speranza di ribaltare la sentenza del tribunale amministrativo di Nancy che a dicembre aveva confermato a sua volta il parere dei medici. “Ines è nostra figlia e non figlia dei medici”, dicono la mamma e il papà della giovane paziente. La mamma ha detto anche che secondo lei Ines è cosciente alcuni momenti.  La ragazza soffre di una miastenia autoimmune severa ed è stata ricoverata all’ospedale di Nancy a giugno per un infarto. Poi è entrata in coma e in stato vegetativo. La valutazione dello stato di Ines, ritenuto irreversibile, è stata fatta da un collegio di tre esperti.

La decisione del Consiglio di Stato – “A termini di legge quando un paziente non è in grado di esprimere la sua volontà, è compito dei medici competenti decidere se e quando arrestare i trattamenti, tenendo conto dell’insieme del circostanze, salvaguardano la dignità del paziente e dispensando tutte le cure palliative necessarie”, è quanto dichiara il Consiglio di Stato in merito al caso di Ines. Non interrompere la ventilazione meccanica e la nutrizione artificiale di una persona in stato vegetativo permanente per i giudici configurerebbe una forma di accanimento terapeutico. Per i giudici la decisione di procedere alla sospensione delle cure risponde “a esigenze fissate da una legge e non è quindi in contrasto con il rispetto di una liberà fondamentale dell’individuo”. Il caso di Ines ricorda quello del piccolo Charlie Gard, il bimbo britannico che soffriva di una rara malattia genetica e a cui fu staccata la spina dopo una lunga battaglia legale tra famiglia e medici.

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