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Francia, 9 aziende denunciate: nonoparticelle in cosmetici e prodotti alimentari

Le nanoparticelle non erano rivelate in etichetta, come invece prescrive la normativa europea: trovate tracce di biossido di titanio e di silicio, ossido di ferro e di zinco, e di nerofumo.
A cura di Davide Falcioni
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Que Choisir, associazione che tutela i consumatori francesi,  ha denunciato nove produttori di cosmetici e alimenti per aver nascosto ai consumatori la presenza di nanoparticelle nei loro prodotti, non rivelandola in etichetta o sulla confezione, come invece prescrive la norma europea. L’associazione ha fatto analizzare sette prodotti alimentari e nove cosmetici allo scopo di cercare l’eventuale presenza di nanoparticelle di biossido di titanio e di silicio, ossido di ferro e di zinco, e di nerofumo. In tutti i prodotti è stata rilevata la presenza di questi componenti che, tuttavia, nella stragrande maggioranza dei casi è stata passata sotto silenzio, in totale violazione delle leggi comunitarie. Infatti, la presenza di nanoparticelle è segnalata sulla confezione di soli tre prodotti su sedici. Lo rivela Il Fatto Alimentare.

Nel settore alimentare, vista la significativa percentuale di nanoparticelle nel biossido di titanio (E171) o di silicio (E551) rilevate nei loro prodotti e non riportate sulle confezioni, Que Choisir ha denunciato Mars, Casino, McCormick e JDE. Il biossido di titanio (E171) è un colorante molto utilizzato per conferire opacità e colore bianco a cibi e anche nei dentifrici, mentre il biossido di silicio (E551) è usato come antiagglomerante. Gli esami di Que Choisir hanno rilevato che il biossido di silicio è costituito al 100% di nanoparticelle nella zuppa liofilizzata di Casino, nel preparato per il cappuccino istantaneo di JDE e nelle erbe aromatiche di McCormick.

Anche il governo transalpino ha condotto dei propri esami e il 16 gennaio la Direzione generale per la repressione delle frodi del ministero dell’Economia ha esposto i risultati, da cui emerge che l’87% dei 40 cosmetici analizzati e il 39% dei 74 prodotti alimentari analizzati (dolciumi, decorazioni per dolci, spezie e altro), contengono nanoparticelle ma in un solo caso l’etichetta riporta la presenza di tutti i nanomateriali identificati. La Direzione anti-frodi ha spiegato quindi che continuerà a effettuare controlli, adottando le misure appropriate, anche di carattere penale, a fronte delle inadempienze riscontrate. I risultati delle analisi saranno comunicati alla Commissione Europea, affinché siano avviati controlli a livello comunitario. L’associazione Que Choisir ha chiesto al governo di pubblicare l’elenco dei prodotti alimentari e cosmetici che tacciono la presenza di nanoparticelle.

Non è un caso che i francesi prestino grande attenzione ai possibili rischi sanitari e ambientali delle nanoparticelle. Tale attenzione infatti nasce da una ricerca condotta su animali dall’Istituto nazionale francese per la ricerca agronomica (Inra), pubblicata nel gennaio dello scorso anno dalla rivista Scientific Reports, secondo cui l’esposizione cronica al biossido di titanio, tramite la sua ingestione, “provoca stadi precoci di cancerogenesi”. Lo studio aveva riscontrato lesioni precancerose al colon nel 40% degli animali coinvolti nel test dopo cento giorni. Tuttavia, aveva affermato l’Inra, allo stato attuale i risultati dello studio non sono direttamente applicabili all’uomo.

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