Forlì, operaio costretto a lavorare 11 ore al giorno, 7 giorni su 7. Compenso: 1 euro all’ora
Due imprenditori italiani della provincia di Forlì alla guida di una società di produzione di cibo senza glutine dovranno rispondere delle ipotesi di reato di "sfruttamento del lavoro" e "impiego di manodopera clandestina". Vittima del presunto caso, un uomo di nazionalità marocchina di 36 anni. Stando a quanto emerso nel corso delle indagini condotte dal nucleo ispettorato del lavoro dei carabinieri di Forlì, il nordafricano, approfittando della sua estrema povertà e dietro la falsa promessa di un'assunzione, fra aprile e agosto 2017 aveva lavorato, sprovvisto di contratto, per più di undici ore al giorno, senza mai riposi settimanali o ferie. Come pagamento aveva ricevuto appena duemila euro, rispetto agli oltre 13mila maturati. Un euro all'ora, a fronte dei sette previsti dal contratto nazionale.
Gli inquirenti hanno indagato avvalendosi del racconto di alcuni testimoni oculari, oltre che di una serie di servizi di osservazione e controllo a distanza dei luoghi di lavoro e di svariati pedinamenti dei mezzi utilizzati dallo sfruttatori. L'inchiesta si è conclusa lo scorso giugno, appurando quanto lamentato dal lavoratore extracomunitario. Stando a quanto raccolto dai carabinieri, l'operaio marocchino avrebbe lavorato tra l'aprile e l'agosto del 2017 per oltre undici ore al giorno e circa 80 a settimana rispetto alle 40 settimanali previste dal contratto collettivo nazionale del lavoro, senza alcun contratto né comunicazione di assunzione, senza mai usufruire di riposi settimanali o ferie ricevendo in due distinte occasioni, a distanza di 4 mesi l’una dall’altra, complessivamente, la somma di appena 2mila euro euro a fronte degli oltre 13mila euro maturati.
Dividendo l'imbarazzante retribuzione per il numero di ore effettivamente lavorate, il nordafricano ha percepito appena un euro all’ora a fronte dei 7 previsti dal contratto di lavoro. Come se non bastasse, spiegano fonti investigative, sarebbe stato "sfruttato approfittando della sua indigenza, dell’estremo stato di bisogno di sostentamento economico e soprattutto dietro la falsa promessa di un regolare contratto registrato che gli permettesse di ottenere un regolare permesso di soggiorno".