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Firenze, tassista finì in coma dopo una lite: i due giovani assolti per legittima difesa

I due giovani accusati di aver aggredito il tassista Gino Ghirelli, in coma dal 12 luglio 2017, sono stati assolti dal Tribunale di Firenze. Per il giudice non è stata un’aggressione, ma legittima difesa. Per loro la procura di Firenze aveva chiesto 6 anni di carcere. Il tassista da quel giorno non ha più ripreso conoscenza.
A cura di Susanna Picone
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Non fu un'aggressione ma legittima difesa. Per questo il giudice di Firenze Anna Liguori ha assolto Nicola Fossatocci, un ventitreenne fiorentino, e Houman Ajamy Abbasalizadeh, un coetaneo iraniano residente da anni in Italia. Il 12 luglio 2017 i due giovani ebbero una discussione sul taxi di Gino Ghirelli a Firenze. Una discussione in seguito alla quale Ghirelli si sentì male. Il tassista, che attualmente ha sessantotto anni, è finito in coma e gli è stata diagnosticata, tra i danni cerebrali e neurologici subiti, la perdita dell'intelletto. Il processo ai due giovani si è svolto con rito abbreviato e la procura aveva chiesto per entrambi una condanna a sei anni. “Siamo distrutti – ha commentato la figlia del tassista al termine dell'udienza – mio padre è ancora in coma e oggi non c'è stata giustizia. Le nostre vite sono sconvolte ma loro passeranno liscia senza neanche mai averci chiesto scusa”. Le motivazioni della sentenza arriveranno entro 90 giorni.

La discussione sul taxi e la versione dei due giovani – Gino Ghirelli la notte stessa della discussione con i due giovani che aveva accolto sul suo taxi contattò la centrale dicendo di essere stato aggredito da due clienti. Dopo poche ore l'uomo entrò in coma, stato dal quale non è ancora uscito. I due giovani, dopo aver sentito di un tassista aggredito ed entrato in coma, si presentarono alla polizia. Raccontarono che dopo una serata trascorsa con gli amici in centro avevano preso un taxi per raggiungere la loro auto parcheggiata in San Niccolò. Un po’ su di giri, quando il tassista spiegò che non poteva accettare il pagamento con il bancomat e deviò per permettere a uno dei due di prelevare uno dei ragazzi insinuò che la deviazione avrebbe aumentato il costo della corsa, e l'altro scherzando disse che non avrebbero pagato e sarebbero scappati. A quel punto sarebbe scoppiata una discussione. I giovani sostengono che fu Gino Ghirelli a colpire per primo uno di loro con una testata e poi l'altro con un pugno al viso. I due avrebbero quindi reagito, l'uno con un pugno che fece perdere l'equilibrio al tassista, l'altro con due schiaffi quando era a terra. Ma a loro dire Ghirelli si rialzò, rientrò in taxi e mise in moto. Poi il tassista chiamò la centrale per mettere in guardia i colleghi avvisandoli che due clienti non avevano pagato la corsa e rientrò a casa, dove era solo perché la moglie era a mare. L'indomani i colleghi, non riuscendo a contattarlo, avvisarono la figlia, che lo trovò in casa privo di sensi. Da allora non ha più ripreso conoscenza.

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