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Firenze: migrante chiede per anni l’elemosina davanti alla pasticceria. Il titolare lo assume

Simone Bartolini, titolare della Bottega di Pasticceria di Firenze, ha assunto Moussa Ndoye, ragazzo senegalese di 29 anni che per un paio d’anni aveva fatto il venditore ambulante e chiesto l’elemosina anche tra i clienti di quel locale.
A cura di Davide Falcioni
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Ha passato due anni a fare il venditore ambulante tra i clienti di una pasticceria di Firenze, sempre con grande rispetto ed educazione: alla fine il titolare del laboratorio artigianale l'ha preso a lavorare con lui. E' la bella storia di Moussa Ndoye, ragazzo senegalese di 29 anni da tutti soprannominato Noè, che ogni mattina per due anni ha venduto fazzoletti, calzini e accendini agli avventori dei locali che sorgono sul Lungarno Ferrucci di Firenze, che alla fine l'hanno preso in simpatia. Il ragazzo – richiedente asilo politico –  ha fatto la spola tra bar, supermercati ed altri esercizi commerciali, compresa la Bottega di Pasticceria gestita dallo chef Simone Bartolini, che alla fine gli ha proposto un regolare contratto di lavoro.

La bella storia di generosità è stata raccontata da Il Tirreno. Noussa ogni mattina all'alba è partito da Pontedera, dove vive, per raggiungere in treno Firenze e lì cercare di vendere qualcosa e fare l'elemosina per guadagnare il minimo necessario per sopravvivere. Così per anni, fino a quando non è stato preso a lavorare in prova dalla Bottega di Pasticceria, prima in prova, poi con un contratto part time e da gennaio con uno a tempo indeterminato: "Non ci volevo credere – racconta il senegalese – è stata una bellissima emozione, e ho ringraziato tanto Simone, il mio datore di lavoro".

Simone Bartolini, titolare della pasticceria, ha raccontato. "Non volevamo assolutamente tutta questa risonanza mediatica, – spiega – e non credo di aver fatto niente di eccezionale, anzi. Moussa è un ragazzo che si è fatto apprezzare facendo tanti sacrifici. Non è pietà, per me è stata un’assunzione come tutte le altre". Nel locale, infatti, lavorano una cinquantina di persone. "Sono stato anche chiamato in televisione a raccontare la sua storia – commenta Bartolini – ma non m’interessa, abbiamo un’attività da portare avanti".

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