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Firenze, i cani addestrati a coccolare chi è uscito dal coma nel reparto di Rianimazione

L’esperienza all’Ospedale di Careggi di Firenzedove è attivo un servizio unico nel suo genere in Italia: cani appositamente addestrati per stare inun reparto molto delicato come la rianimazione con lo scopo di dare benessere al malato, non solo emotivo ma anche in termini di miglioramento e di aderenza alle terapie di recupero.
A cura di Antonio Palma
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Quando si è stati vittima di un grave incidente con traumi che hanno portato anche al coma, al risveglio non vi è niente di meglio di affetto e dolcezza soprattutto se arriva da amici a quattro zampe. È quello che hanno capito all’Ospedale di Careggi a Firenze dove da qualche anno è nato un progetto unico nel suo genere in Italia: cani appositamente addestrati per stare in corsia e aiutare i pazienti nella riabilitazione dopo un periodo di coma quando non possono ancora muoversi dal letto. Si tratta del  progetto "Pet therapy Regione Toscana" che prevede la presenza di cani specializzati al fianco dei pazienti per rendere meno traumatica loro esperienza con benefici anche sui tempi di guarigione.

Due volte a settimana, i cani si alternano a seconda delle caratteristiche del paziente, e prendono servizio in corsia accompagnati ciascuno dall’operatore che li ha addestrati. Dopo essere stai preparati per al massima igiene necessaria , i cani entrano in stanze apposite dove si fanno accarezzare e stimolano al gioco il paziente.  Ogni gesto è un esercizio di riabilitazione indicato dal protocollo. “Li chiamiamo collaboratori, quando entrano in reparto è come veder arrivare un collega. Danno benessere al malato, non solo emotivo ma soprattutto in termini di miglioramento e di aderenza alle terapie di recupero. E anche noi beneficiamo della loro presenza rasserenante. La vita del centro è cambiata“ ha spiegato al Corriere della Sera Manuela Bonizzoli, responsabile della Rianimazione del Careggi. "Non definiamola esperienza ludica. Tutt’altro. La persona avverte una sensazione di contatto con la vita che in un ambiente così limitante come la rianimazione è facile perdere. Sanno che l’incontro si ripeterà e nell’attesa mettono maggiore impegno nel rispondere alle sollecitazioni dei sanitari. I cani aiutano più dei familiari. Non fanno domande, i loro occhioni non trasmettono ansia" ha concluso Bonizzoli

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