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Ferrara, dopo 30 anni riaperto il caso dell’omicidio di Willy Branchi: venne ritrovato nudo vicino al Po

Trent’anni fa, Willy Branchi venne ritorvato nudo, morto e con il volto devastato da un colpo di pistola a Goro, in provincia di Ferrara. A distanza di tre decenni, il Gip ha deciso di riaprire il caso e ha ordinato ulteriori indagini, sostenendo che la soluzione al caso potrebbe essersi allontanata a causa di una serie di depistaggi nel corso delle indagini.
A cura di Charlotte Matteini
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Il suo caso risale a trent'anni fa, ma a distanza di tre decenni, il gip di Ferrara, Carlo Negri, ha chiesto la riapertura delle indagini sulla morte del 18enne Willy Branchi, ucciso a Goro il 30 settembre del 1988. Il suo corpo venne ritrovato sull'argine del Po alle porte del Paese, il ragazzo era nudo e il suo volto era completamente devastato da una pistola da macello. All'epoca dei fatti venne indagato Valeriano Forzati, un uomo che nel 1989 uccise quattro persone: la sera del delitto venne visto in compagnia di Branchi e per questo motivo fu iscritto nel registro degli indagati, ma l'anno successivo venne prosciolto da ogni accusa.

Come anticipato, a distanza di trent'anni, il giudice per le indagini preliminari di Ferrara, accogliendo la richiesta della famiglia ha ordinato la riapertura delle indagini, indagini che arrivano fino al Vaticano, e un approfondimento che riguarda l'Arma dei carabinieri per le indagini svolte nel 1996 e che non portarono a scoprire nulla in merito all'omicidio del 18enne: "E' indispensabile svolgere ulteriori approfondimenti", scrive il gip nell'ordinanza, sollecitando "a iscrivere nel registro indagati coloro che si rendessero responsabili di falsa testimonianza e favoreggiamento", in riferimento all'omertà che fece da sfondo all'indagine riaperta una prima volta nel 2014.

Secondo quanto si apprende, potrebbe essere riascoltato don Tiziano Bruscagin, parroco di Goro all'epoca dei fatti. Il sacerdote fu indagato e poi archiviato, per una sua parziale ritrattazione. Luca Branchi, fratello di Willy, da trent'anni attende "risposte da molte istituzioni senza mai averle avute e credo che ora si sia sempre più vicini alla verità; posso dire che finché avrò cuore e gambe per combattere non mi fermerò di certo, per la memoria di mio fratello Willy. Ucciso, come dice anche il giudice, in modo orrendo". Secondo il legale della famiglia, Simone Bianchi, l'ordinanza "apre una nuova fase dell'indagine che porterà a mio avviso a scoprire l'autore dell'omicidio di Willy e tutti coloro che hanno coperto in 30 anni, a Goro, i responsabili. Ora speriamo venga fatta piena luce", visto che "il giudice invita il pm, rendendo atto del lavoro encomiabile fatto finora dalla procura e dai carabinieri di Comacchio e Ferrara, ad iscrivere nel registro indagati tutte le persone che hanno reso false informazioni e si sono rese responsabili del favoreggiamento di chi ha ucciso e ha concorso ad uccidere e aiutato ad abbandonare il corpo di Willy".

Sul ruolo del sacerdote, infine, secondo l'avvocato la sollecitazione del giudice "dimostra che il parroco cosi come lui stesso ha affermato è a conoscenza di particolari importanti su questo omicidio, tanto che è stato indagato per false informazioni, ha poi ritrattato e solo per questo motivo era stato archiviato. Ma il suo ruolo è ancora fondamentale per dare una verità, finalmente, a questa tragedia".

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