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Femminicidio di Verona, Khadija uccisa e fatta a pezzi dal compagno con una motosega: “Litigavamo sempre”

Il corpo di Khadija, 46enne di Verona da un anno convivente con il compagno Agim, è stato trovato smembrato nelle campagne viareggine lo scorso 30 dicembre. A ucciderla e smembrarne il corpo è stato il convivente, reo confesso: “Litigavamo sempre” ha detto ai magistrati. Negli ultimi tempi Khadija aveva rivelato alla famiglia di essere spaventata.
A cura di Angela Marino
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Khadija Bencheikh, quarantaseienne di origini marocchine, viene vista l'ultima volta intorno alle 19 la sera del 29 dicembre 2017, quando lascia il lavoro. Da allora non fa più ritorno nella casa di Verona dove vive con il compagno, Agim Ajdinaj, cinquantunenne di nazionalità albanese e non si fa più viva con i fratelli, a cui è molto legata. Ciononostante il convivente non sporge alcuna denuncia. A preoccuparsi sono invece i familiari, ai quali Khadija, da vent'anni in Italia, aveva rivelato di aver pensato di far ritorno in Marocco. La cercano ovunque a Verona e dintorni, ma di lei non c'è traccia. L'ultima speranza è che sia voluta fuggire, pur sprofondando la famiglia nel dolore del silenzio, per sottrarsi a qualcosa che la spaventava. Negli ultimi tempi, infatti, Khadija aveva confessato anche di avere paura.

Faceva bene ad averne. Il 30 dicembre, tre giorni dopo la sua scomparsa, i resti smembrati di quella che sembrava essere stata una donna vengono trovati nelle campagne di Valeggio sul Mincio (Verona) da un'istruttrice di equitazione. Si tratta del corpo nudo, vestito solo con uno slip e un paio di calzettoni di spugna, di una donna sui 45 anni, di origini africane. Il 2 gennaio quella donna viene identificata: Khadija Bencheikh, scomparsa.

Per la famiglia Bencheikh, già colpita duramente dalla morte della dolce Khadij, la ricostruzione delle modalità con cui è stata inferta, sono un choc ancora più grande. L'autopsia evidenzia lesioni sul capo che portano alla conclusione che la vittima sia deceduta a seguito di un forte colpo, dopo essere stata percossa. Successivamente, il suo carnefice ha adoperato una sega elettrica circolare per smembrarne il corpo. Lo scopo, evidentemente, era quello di rendere la donna non identificabile, disseminandone i pezzi fra le campagne selvagge, dove gli animali avrebbero fatto il resto.

Non solo gli inquirenti sono riusciti a risalire all'identità di Khadija, ma hanno immediatamente stilato una lista di possibili sospettati in cima alla quale c'era Agim Ajdina il compagno che non si era neanche preoccupato di denunciarne la scomparsa. Mentre veniva immediatamente escluso lex marito della vittima, il telefono dell'albanese e del nipote 27enne, Lisand Ruzhdija, rivelava di aver agganciato le celle presenti sul luogo dove era stato abbandonato il corpo la sera della scomparsa. Inchiodato dalle celle, Ajdina confessa l'omicidio scagionando il nipote, che, stando a quanto dice, non avrebbe partecipato all'omicidio, ma si sarebbe limitato solo ad occultare ad aiutarlo nell'occultamento.

Ultima incognita, il movente. "Litigavamo di continuo", ha detto l'uomo che ha ammesso di aver ucciso e fatto a pezzi la compagna, pur senza dissipare i dubbi. L'ipotesi che lo abbia fatto per non lasciarla andare sembra invece più convincente, benché altrettanto disumana.

Khadija Bencheickh
Khadija Bencheickh
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