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Farro, miele e frutta candita: le gustose ricette del pane degli antichi romani

Il pane era alimento immancabile anche sulla tavola degli antichi: realizzato con farro e arricchito da miele e frutta candita oppure secco e compatto per una migliore conservazione, le ricette dei romani accontentavano proprio tutti. E il fornaio più famoso di Roma? Si chiamava Eurisace.
A cura di Federica D'Alfonso
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Uno dei bassorilievi della tomba del fornaio Marco Virgilio Eurisace, Museo Della Civiltà Romana.
Uno dei bassorilievi della tomba del fornaio Marco Virgilio Eurisace, Museo Della Civiltà Romana.

Non furono di certo gli antichi romani ad inventare il pane: gli storici dell’alimentazione hanno infatti datato l’invenzione delle focacce di frumento non lievitate a novemila anni fa e non in Italia, bensì nella zona dell’attuale Giordania. Ma è Roma quella che ci ha restituito la più grande quantità di reperti e di fonti, anche letterarie, per ricostruire l’affascinante storia del pane: un alimento che per noi oggi è quotidiano, ma che in antichità doveva essere di estrema importanza tanto da essere considerato quasi sacro.

Eurisace, il fornaio più famoso di Roma

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L’importanza di questo alimento nella quotidianità dell’antica Roma è testimoniato anche dal lustro e dalla ricchezza di cui dovevano godere i fornai dell’epoca: uno dei più famosi artigiani del pane a Roma doveva essere Marco Virgilio Eurisace. Lo scopriamo grazie al monumento funerario eretto in suo onore nei pressi di Porta Maggiore, nel quartiere Prenestino-Labicano: dalle iscrizioni conservate sul monumento scopriamo che Eurisace, nome di probabile origine greca, doveva essere talmente apprezzato da rifornire la tavola di importanti personaggi, come magistrati e sacerdoti.

Il monumento, risalente al 30 a. C., riproduce perfettamente l’architettura di un forno dell’epoca: l’urna che doveva contenere le ceneri della moglie, oggi conservata al Museo Nazionale Romano, ha infatti le fattezze di una madia da pane, e nei fregi che la circondano è raffigurato il processo di produzione del pane, dalla pesatura alla macinatura, fino all’infornata per la cottura.

Rusticus, militaris o nauticus: pane per tutti i gusti

Pagnotta rinvenuta nel forno di Modesto a Pompei, Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Pagnotta rinvenuta nel forno di Modesto a Pompei, Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

Grazie a Plinio il Vecchio scopriamo che i romani conobbero la panificazione intorno al II secolo a. C. quando, cioè, i commerci sul Mediterraneo divennero più frequenti e produttivi e portarono a Roma la tecnica della lievitazione. Da quel momento in poi il pane divenne alimento obbligatorio sulla tavola degli antichi, arrivando a rivestire anche una funzione sacra: nel mese di febbraio si festeggiavano infatti i Fornicalia in onore della dea Fornax, protettrice delle fornaci e dei fornai.

Dalle pagnotte realizzate con farine raffinate, destinate soltanto ai più abbienti, a quelle realizzate con l’orzo, ritenute degne soltanto degli schiavi, la produzione del pane nell'antichità romana era vastissima. Il farro era il cereale più utilizzato, da cui si ricavavano diversi tipi di farina e diversi tipi di pane: e se il “rusticus” veniva riservato alla plebe, il “panis artolaganus” era famoso per essere succulento e arricchito di frutta candita, miele e pepe, mentre particolari tecniche di cottura erano applicate per realizzare il “panis militaris” e quello “nauticus”, pensati per adattarsi ai lunghi viaggi delle truppe e dei marinai. Ce n’era davvero per tutti i gusti.

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