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Facebook blocca la mamma che scrive al posto del figlio morto: “Mi si è fermato il cuore”

L’appello di Cristina, mamma di Luca Borgoni, morto a 22 anni in un incidente in montagna: “Scrivevo al suo posto per mantenerlo in vita. Ora Facebook mi ha bloccato, ma io non mi arrendo”.
A cura di Ida Artiaco
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Luca Borgoni (Facebook).
Luca Borgoni (Facebook).

Dopo la morte di suo figlio Luca, precipitato a soli 22 anni mentre scalava la vetta del Cervino nel luglio dello scorso anno, aveva trovato conforto e sollievo continuando ad aggiornare il profilo Facebook del ragazzo e mantenendone così vivo il ricordo. "Sono la sua voce", aveva detto alle telecamere di Fanpage.it mamma Cristina Giordana, insegnante di scienze e matematica in una scuola media della provincia di Cuneo. "Amo da morire i social network, perché mi hanno portato speranza ed è come se avessi avuto l'abbraccio di centinaia di persone", aveva sottolineato, facendo fare alla sua storia il giro del web. Ma è stata proprio la piattaforma di Mark Zuckerberg a darle un brutto colpo. Sabato 13 gennaio, infatti, quel profilo che lei gestiva al posto di Luca è stato bloccato.

Lo prevede il regolamento di Facebook: ai responsabili è arrivata la segnalazione che quel profilo appartiene ad una persona che non c'è più, con il risultato che l'accesso alla pagina online è stato bloccato e gli è stato dato un nuovo titolo. "In memoria di Luca Borgoni", dice la nuova intestazione. Accanto c'è un fiore azzurro, e la scritta: "Speriamo che le persone che amano Luca troveranno conforto nel visitare il suo profilo per ricordare lui e la sua vita". Tanta la rabbia e la delusione di mamma Cristina, che ha scoperto quasi per caso la triste novità. "Volevo scrivere un nuovo post e ho provato a entrare nel profilo, come sempre – ha raccontato al Corriere della Sera -. Ma ho visto "In memoria di Luca"…Mi si è fermato il cuore. Ci sono rimasta così male. Io per tutti questi mesi ho evitato in ogni modo l'espressione "in memoria". Luca è qui con me, molto di più che nella memoria. Quella pagina era la mia isola, era un piccolo rifugio senza pretese. Non sono mai stata ossessiva, mai sgarbata, mai inopportuna. Semplicemente scrivevo a nome di mio figlio e i suoi amici rispondevano, mettevano dei like, e a me sembrava che un po' di lui fosse ancora lì davanti al computer. Insomma: è difficile spiegarlo ma so che ogni mamma può capirmi".

Cristina ha così chiesto una deroga, scrivendo agli alti piani di Facebook per la riattivazione del profilo. L'unica possibilità sarebbe in realtà quella di essere nominata "contatto erede", ma ciò non è più possibile: "Mi hanno detto che questo contatto erede viene selezionato dal titolare dell'account, pertanto non è possibile aggiungerne uno dopo che l'account è stato reso commemorativo". E siccome da sabato il profilo è commemorativo lei, la mamma, non ha diritto ad averlo in eredità e a gestirlo come ha fatto finora. Ma Cristina non si arrende: "Che male c'è a tenerlo in vita su Internet? – ha concluso -. Vorrei tanto parlare con qualcuno, a voce, e capire come posso recuperare quel pezzetto di vita che mi hanno tolto".

I precedenti

Quello di Luca non è il primo caso del genere in Italia. Ad ottobre scorso Facebook aveva chiuso il profilo di Jessica Tellatin, morta a 26 anni dopo una lunga malattia a Limena, in provincia di Padova. Sua madre Consuelo continuava ad usare la sua bacheca per leggere notifiche e inviare messaggi, ma improvvisamente il social network decise di toglierle quest'unica gioia. Inutili si sono rivelate le proteste della famiglia e di migliaia di utenti che avevano preso a cuore la vicenda. "Dopo la sua scomparsa l'accesso virtuale mi dava l'idea di averla ancora qui. Sembra una stupidaggine, ma per me significava tutto. È un gran dolore", aveva detto la mamma. Ancora, sempre lo scorso ottobre, Monia Groppello, mamma di Michael, scomparso in un incidente stradale in estate, aveva vinto la sua battaglia contro la piattaforma per far riaprire la pagina commemorativa del figlio, facendo bloccare un profilo falso, nato col suo nome, e contenente immagini pornografiche. La sua protesta è arrivata fino in America e gli amministratori del social, accortisi dell'errore, hanno voluto immediatamente rimediare. "Quando ho rivisto il profilo per la prima volta dopo 4 mesi ho pianto di gioia e non solo per il dolore di aver perso un figlio 20enne", ha detto. Che sia da insegnamento anche per il caso di Cristina e del suo Luca.

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