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La morte della Regina Elisabetta II

William ed Harry, il linguaggio del corpo dei due fratelli: fra loro resta un legame indissolubile

Ai funerali di Elisabetta II, William ed Harry hanno ricordato al mondo il momento dell’ultimo saluto a Diana. Cosa racconta il loro linguaggio del corpo?
A cura di Anna Vagli
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William e Harry ai funerali della nonna, la Regina Elisabetta
William e Harry ai funerali della nonna, la Regina Elisabetta
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William ed Harry, nell’ultimo saluto ad Elisabetta II, hanno ricordato al mondo quel momento di tristezza di venticinque anni fa in cui, poco più che bambini, seguivano a piedi il feretro della madre, Lady Diana.

Morta prematuramente in un incidente automobilistico a Parigi. Ma di cose, da allora, ne sono accadute molte. Inclusa la frattura del più piccolo dei figli della principessa con la regina.

Tuttavia, seppur Harry non abbia intonato l’inno "God save the king", il suo linguaggio del corpo ha evidenziato la profonda sofferenza derivante dalla morte della nonna.

Il linguaggio non verbale di William ed Harry

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Un principe, William, che rispetto al fratello è apparso più consapevole della solennità e della portata storica dell’evento. Questo almeno è quello che è trapelato dal suo comportamento non verbale. Difatti, pur provato per la perdita della nonna, non ha lasciato trasparire in maniera evidente i segni del dolore.

Nonostante avesse il volto leggermente rigido e gli occhi a tratti chiusi per impedire la fuoriuscita di lacrimazione. Tuttavia, sin dal momento dell’ingresso della bara in chiesa, il futuro re non ha mai perso di vista il suo ruolo.

E lo ha fatto conservando un atteggiamento sicuro e assumendo quasi sempre una postura dritta.

Il principe William ai funerali
Il principe William ai funerali

Diverso, invece, l’approccio di Harry al lutto. Nonostante i dissidi e la frattura insanabile con la monarchia, evidente anche nell’abbigliamento del funerale, il comportamento non verbale del nipote ribelle di Elisabetta II descrive puntigliosamente il personale tormento per la perdita.

Quest’ultimo emerso in particolar modo dalle micro-espressioni del volto. In questo senso, è balzato all’occhio come angoli interni delle sue sopracciglia puntassero verso l’alto, conferendo una forma triangolare alle palpebre superiori. Che, come corollario, sono apparse leggermente abbassate.

Le sue labbra erano contratte in orizzontale e gli angoli della bocca rivolte verso il basso. Quelle appena elencate sono tutte emozioni del dolore, ma anche di tensione. Così come lo sono stati i pugni serrati tenuti durante l'avanzata verso Westminster.

Il secondogenito di Carlo, Harry, ai funerali della nonna
Il secondogenito di Carlo, Harry, ai funerali della nonna

Persino le guance di Harry esprimevano la profonda sofferenza del nipote di Elisabetta II. Difatti, queste ultime erano tirate verso l’alto e producevano dei solchi che, dagli angoli delle narici, proseguivano fin oltre gli angoli della bocca.

Formando il cosiddetto solco nasolabiale. Al contrario, non sono invece apparse sul volto di Harry quelle espressioni, impossibili da nascondere, che denunciano rabbia repressa.

Nonostante il diverso approccio assunto di fronte alla morte della nonna, c’è stato un momento in cui sono emersi segnali evidenti che esiste ancora un legame indissolubile tra i due fratelli.

Vale a dire durante la lettura della preghiera da parte del Segretario del Commonwealth. In quel momento, mentre gli altri componenti della famiglia erano in piedi immobili con lo sguardo dritto sul foglio della cerimonia funebre, William e Harry ondeggiavano avanti e indietro. Solo loro due.

Un modo inconscio, e condiviso, per tentare di occultare la tristezza e le emozioni di quei momenti. Pur distanti, si sono mossi in sincronia e allo stesso ritmo. Il sangue, blu o non blu, resta sangue. Non c’è Meghan che tenga.

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Dottoressa Anna Vagli, giurista, criminologa forense, giornalista- pubblicista, esperta in psicologia investigativa, sopralluogo tecnico sulla scena del crimine e criminal profiling. Certificata come esperta in neuroscienze applicate presso l’Harvard University. Direttore scientifico master in criminologia in partnership con Studio Cataldi e Formazione Giuridica
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