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Terroristi figli di papà: ecco perché l’Isis spopola tra i ricchi

Intervista a Stefano Allievi, docente di sociologia all’Università di Padova e consulente per i rapporti con l’Islam per il Ministero degli Interni italiano: “E’ sempre stato un errore credere che i terroristi venissero solo dalle banlieu”.
A cura di Davide Falcioni
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La sera tra il primo e il 2 luglio a Dacca, capitale del Bangladesh, 28 persone sono state uccise in un attacco terroristico condotto da estremisti islamici in un ristorante del quartiere diplomatico della città: nove delle vittime erano italiane, il numero più alto di nostri connazionali uccisi in un attacco terroristico dopo quello di Nassiriya del 2003, quando morirono 19 militari impegnati nella guerra in Iraq. Fin dalle prime ore l'Isis ha rivendicato l'attentato, anche se ben presto le autorità hanno chiarito che lo Stato Islamico non è presente nel paese asiatico. Non solo: le indagini hanno svelato che l'attacco è stato condotto dall’organizzazione islamista Jamaat-ul-Mujahideen, che non è formalmente affiliata con l’ISIS ma in passato si è comunque resa protagonista di svariati attacchi. Non solo: l'inchiesta ha dimostrato che i terroristi erano per lo più membri di famiglie benestanti della città: in alcuni casi erano figli di alti funzionari dello stato, medici e docenti universitari.

Chi sosteneva che l'estremismo e la violenza attecchissero solo nelle periferie della grandi città – come è accaduto a Parigi e Bruxelles – è obbligato a ricredersi. Fanpage ha intervistato il professor Stefano Allievi, docente di sociologia all'Università di Padova e consulente per i rapporti con l'Islam per il Ministero degli Interni italiano: "E' sempre stato un errore credere che i terroristi venissero solo dalle banlieu. Al contrario, si tratta sempre di più di benestanti con un alto livello di alfabetizzazione. In fondo è sempre stato così, anche nel terrorismo interno degli anni '70".

Per quanto concerne la rivendicazione dell'attacco da parte dell'Isis Allievi è chiaro: "Lo Stato Islamico rivendica tutto il rivendicabile. E' una forma di franchising del terrore. E' un errore credere che organizzazioni terroristiche nate in alcuni paesi siano telecomandate dal Califfato. Non è così".

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