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Terremoto in Turchia e Siria

Terremoto Siria, Save the Children: “Con guerra e freddo criticità per 3 milioni di bimbi sfollati”

Filippo Ungaro, direttore della Comunicazione di Save the Children Italia, a Fanpage.it: “Non abbiamo numeri certi sui bambini coinvolti nel terremoto che ha colpito Siria e Turchia ma possiamo dire che solo nel Nord della Siria ci sono oltre 3 milioni di minori sfollati, la cui situazione era già fragile a causa di freddo e guerra”.
A cura di Ida Artiaco
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"Non ci sono ancora numeri ufficiali dei bambini colpiti dal terremoto devastante in Siria e Turchia, ma sappiamo che solo in Siria ci sono ben 3 milioni di minori sfollati. La situazione è complicata e servono con urgenza aiuti di prima necessità".

È questo l'appello lanciato tramite Fanpage.it da Filippo Ungaro, direttore della Comunicazione di Save the Children Italia, la più grande organizzazione internazionale indipendente che lotta per migliorare la vita dei bambini, dopo il violento sisma che la scora notte si è verificato tra Turchia e Siria. Anche se non ci sono ancora dati ufficiali sul numero di minori coinvolti, cresce la preoccupazione per milioni di loro, che già vivono in condizioni precarie.

"Certamente soprattutto la zona del Nord della Siria ospita molti bambini. Ci sono molti campi di sfollati: di questi 3 milioni sono bambini su un totale di 6,8 milioni solo in quell'area a causa della guerra, che dura da 12 anni. Il numero complessivo dei minori interessati dal sisma tra i due paesi ancora non lo abbiamo. C'è tanta preoccupazione per i bambini. Molti sono stati estratti vivi dalle macerie come vediamo dalle immagini che ci arrivano, ma molti non ce l'hanno fatta o sono rimasti senza i genitori", ha spiegato Ungaro.

Il salvataggio di una bambina a Sanliurfa.
Il salvataggio di una bambina a Sanliurfa.

Secondo il quale ciò che bisogna fare subito è far arrivare con urgenza in tutta l'area beni di prima necessità. "La parte di Siria interessata dal terremoto è già molto fragile, non solo perché c'è una una guerra con combattimenti in atto, ma anche perché in questo periodo dell'anno fa molto freddo – ha continuato Ungaro -. Il terremoto non fa altro che portare via tutto e ancora di più a queste persone che hanno bisogno di posti caldi dove stare, vestiti, coperte, cibo e altri beni di prima necessità. Oggi, per di più, quella zona è di difficile accesso per motivi logistici perché molti aeroporti anche sono stati colpiti. Bisogna mettere al sicuro questi bambini. C'è poi un discorso di ricostruzione più a lungo termine e che si lega in maniera inestricabile al conflitto in corso: se non si rivolve, sarà difficile che questi bambini vivranno in pace e potranno costruirsi un presente e un futuro degno".

Non solo freddo e guerra. La Siria dallo scorso agosto è anche alle prese con una violenta epidemia di colera, "sempre dovuto alle precarie condizioni in cui si vive in queste zone, con poca acqua e poche strutture sanitarie. Prima di questo terremoto, a causa della guerra, solo poco più del 50% di ospedali e centri sanitari funzionavano. Ora sappiamo che molte strutture sono crollate. Non abbiamo dati sicuri ma se ci immaginiamo che il sistema sanitario nel Nord del Paese funzionava solo a metà, non possiamo che avere la certezza che ora la situazione sia ancora peggiore".

Salvataggio di un bambino ad Atarib (Siria).
Salvataggio di un bambino ad Atarib (Siria).

Infine, il responsabile della Comunicazione di Save The Children Italia ha fatto un appello alla comunità internazionale: "Chiediamo di consentire con la massima celerità gli aiuti. C'è bisogno di collaborazione da parte di tutti. Si parla di 5mila vittime ma il bilancio è destinato ad aumentare. Ci sono famiglie che passano la  notte al freddo, ci deve essere concentrazione di sforzi e aiuti, mettendo da parte quello che stiamo vivendo in questi mesi e collaborare per salvare delle vite umane. Chi abbiamo sentito che è lì ci ha parlato di situazione molto complicata, già prima era difficile e ora c'è grande disperazione nei volti e nella voce di queste persone, che devono affrontare bisogni immediato ma che devono anche costruire una speranza per il futuro perché dopo 12 anni di guerra questo terremoto mette davvero in discussone le poche certezza che avevano".

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