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Tensione alle stelle tra le Coree: Pyongyang fa esplodere la sede diplomatica al confine con Seul

Il Liaison Office inter-coreano a Kaesong, simbolo della pace tra Corea del Nord e quella del Sud considerata quasi al pari di una sede diplomatica, è stato distrutto e fatta saltare in aria dai genieri del leader di Pyongyang, Kim Jong-un. La sorella Kim Yo-jong lo aveva promesso sabato scorso: “Vedrete l’inutile ufficio di collegamento collassato”. Escalation di tensione e minacce a cavallo del 38esimo parallelo.
A cura di Ida Artiaco
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Un boato poi l'esplosione, che ha segnato l'intensificarsi della tensione tra la Corea del Nord e quella del Sud. Il Liaison Office inter-coreano a Kaesong, simbolo della pace tra Pyongyang e Seul, è infatti stato letteralmente distrutto e fatto saltare in aria dai genieri di Kim Jong-un. Durante la scorsa notte, martedì pomeriggio ora locale, un nuvola di fumo ha avvolto l'edificio, visibile anche da chilometri di distanza, come confermato ai media da fonti militari. Il governo sudcoreano nel settembre del 2018, in seguito al vertice del disgelo, aveva speso 8,6 milioni di dollari per allestire l’installazione congiunta, quasi una sede diplomatica che ospitava una ventina di delegati, primo esempio stabile di cooperazione dal 1953. Proprio Seul era stata avvertita sabato scorso da Kim Yo-jong, la sorellina minore del dittatore nord-coreano e sempre più numero due del regime: vedrete "l’inutile ufficio di collegamento collassato". E così è stato. Si tratta, di fatto, di un atto di ostilità paragonabile a una dichiarazione di guerra.

Il regime di Pyongyang in meno di 24 ore ha così demolito alcuni dei maggiori simboli del lungo e difficile percorso di riavvicinamento a cavallo del 38esimo parallelo. Proprio nel 2018, infatti, i due paesi si erano impegnati a cessare ogni atto ostile e la distruzione di dieci torri di avvistamento da entrambi i lati della cosiddetta zona demilitarizzata (DMZ), una fascia lunga 248 che contiene campi minati con almeno 2 milioni di ordigni sotterrati, filo spinato, muri anticarro ed è presidiata ai margini da centinaia di migliaia di soldati. Il giorno scelto dal Nord è per altro simbolico: ieri correva, infatti, il 20esimo anniversario del primo summit tra le Coree. Ma l'attacco, per quanto improvviso, è arrivato al culmine di un'escalation di tensioni e minacce, cominciata già nelle scorse settimane, quando la leadership nordcoreana aveva mandato messaggi avversi a Seul.

Prima aveva tagliato la linea telefonica diretta tra i due leader, poi sabato scorso per bocca di Kim Yo-jong aveva annunciato l’intenzione di rompere definitivamente i rapporti. Le minacce di Pyongyang sono una risposta al lancio oltre il confine, attraverso dei palloncini, di volantini di propaganda da parte di disertori nordcoreani rifugiati al Sud, che Seul non è riuscita ad evitare. L’esercito nordcoreano sta anche preparando un lancio di materiale di propaganda socialista verso il Sud, in quella che ha definito una "battaglia di volantini con il nemico. Siamo in massima allerta, pronto ad eseguire ordini di muovere dentro le zone smilitarizzate e di trasformare la frontiera in una fortezza". Questo sarebbe il motivo delle ostilità in via ufficiale, ma non è da escludere che il regime di Kim sia indispettito dallo stallo delle trattative di pace sia con il Sud che con gli Stati Uniti. L'obiettivo sarebbe così quello di mettere pressione su Seul perché a sua volta prema su Washington per l’ammorbidimento delle sanzioni. Ma al momento si tratta solo di ipotesi.

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