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Sofa-gate, Michel spiega perché non si è alzato e non ha lasciato il posto a Von der Leyen

Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, prova a spiegare come è nato il cosiddetto sofia-gate e per quale motivo non ha pensato di lasciare il suo posto accanto a Erdogan alla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. “Da allora non dormo più bene la notte”, afferma Michel ricostruendo la sua decisione.
A cura di Stefano Rizzuti
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Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, è finito sotto accusa dopo il cosiddetto sofa-gate. Parliamo di quanto avvenuto ad Ankara, quando Michel si è seduto accanto al presidente turco Recep Tayyip Erdogan, lasciando la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, su un divanetto accanto. Al di là dei protocolli internazionali – secondo cui la ‘precedenza’ spetterebbe al presidente del Consiglio europeo – Michel è stato accusato per non aver ceduto il suo posto o fatto altro, senza alcuna importante e attesa azione simbolica. Ora Michel ha incontrato un gruppo di giornali europei, tra cui anche il Sole 24 Ore, per provare a chiarire quanto avvenuto.

Michel si dice molto dispiaciuto per quanto successo: “Ho già espresso il mio rincrescimento alla signora von der Leyen e a tutte le donne. Vi assicuro che da allora non dormo bene la notte e che nella mia testa ho riavvolto il film dell’episodio decine di volte. Assumo la mia parte di responsabilità. Dovremo evitare situazioni di questo tipo in futuro. Purtroppo, la vicenda ha contribuito ad occultare la sostanza dell’incontro con il presidente Erdogan e in questo frangente la capacità dell’Unione di mostrare unità”.

Il presidente del Consiglio Ue entra poi nello specifico di quanto successo in quei minuti: “Ho avuto qualche secondo per decidere l’atteggiamento da avere. Sul momento, la mia impressione è stata che una eventuale reazione avrebbe messo in dubbio il lungo lavoro diplomatico che aveva preparato la nostra visita. Inoltre, non volevo avere nei confronti della signora von der Leyen alcun atteggiamento paternalista. Detto ciò, rispetto le opinioni contrarie e capisco le critiche che mi sono state rivolte”.

Il timore di Michel era quello di causare un incidente politico, oltre a quello di protocollo: “L’obiettivo della visita è stato di riaprire un dialogo positivo con la Turchia”, soprattuto dopo le tensioni nel Mediterraneo degli scorsi mesi. Michel risponde anche a chi gli chiede un commento sulle parole del presidente del Consiglio, Mario Draghi, che ha definito Erdogan un “dittatore: “Rispetto le opinioni espresse da ciascun capo di Stato e di governo europeo. Qui voglio osservare che una parte significativa del nostro incontro con il presidente turco ha riguardato la difesa dei valori democratici e dello Stato di diritto. Abbiamo espresso le nostre preoccupazioni”.

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