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Siria, sempre peggio: bombe contro scuole a Idlib, morti 7 bambini e tre maestri

Nella Siria nord-occidentale, almeno 7 bambini sono rimasti uccisi in un attacco ad una scuola che ospitava le famiglie sfollate. Missili con bombe a grappolo hanno colpito anche altre 9 scuole nella provincia di Idlib. Le vittime in totale sono 21, tra cui 3 insegnanti. “Dall’inizio del 2020 attaccate 22 scuole”, denuncia Save the Children. “È vergognoso”, la posizione di Medici senza Frontiere. La Russia rifiuta il cessate-il-fuoco a Idlib: “Sarebbe una resa ai terroristi”.
A cura di Mirko Bellis
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Una donna cerca di mettere in salvo il figlio dopo il bombardamento a Maarrat Misrin (Gettyimages)
Una donna cerca di mettere in salvo il figlio dopo il bombardamento a Maarrat Misrin (Gettyimages)

Un’altra, terribile strage di bambini in Siria. Almeno 7 piccoli sono rimasti uccisi mentre si trovavano in una scuola a Maarrat Misrin, città della provincia di Idlib, da mesi obiettivo dell’offensiva dell’esercito governativo. Secondo quanto riportano fonti locali, nel complesso scolastico avevano trovato rifugio le famiglie di sfollati a causa dell’escalation di violenza che ha colpito la Siria nord-occidentale. Sono 11 le vittime nell’attacco a Maarrat Misrin. Moltissimi i feriti, oltre un'ottantina, soprattutto tra i bambini. Ieri, 25 febbraio, i bombardamenti su diverse città della provincia di Idlib hanno causato 21 morti, tra cui tre insegnati.  

Dall'inizio dell'anno 22 scuole bombardate in Siria

Il resto di un missile appena fuori la finestra di una delle scuole colpite ieri ad Idlib
Il resto di un missile appena fuori la finestra di una delle scuole colpite ieri ad Idlib

La scuola di Maarrat Misrin non è stata l’unica ad essere colpita. Save the Children parla di 10 scuole attaccate ieri. “Sono dieci le scuole bombardate a Idlib in un solo giorno”, denuncia l’organizzazione umanitaria. “Il bilancio delle vittime è tragico e temiamo sia destinato a peggiorare: una bambina è rimasta uccisa insieme ad almeno altre 9 persone, di cui tre insegnanti”. Secondo Hurras Network, il partner di Save the Children sul campo, alcune delle scuole colpite erano in funzione, altre erano in pausa per un giorno e altre ancora venivano utilizzate come rifugi. Dall’inizio del 2020, sono già 22 le scuole bombardate, di cui quasi la metà in questa giornata”, denuncia Save the Children. “In questa fase caratterizzata dall’escalation del conflitto, si tratta del più alto numero di edifici scolastici colpiti in un solo giorno a Idlib, almeno dall'inizio del 2019.

Appena oltre una finestra di una classe e sul patio interno di una delle scuole colpite ci sono ancora i resti dei missili impiegati nell’attacco. E i proiettili sembrano i gusci delle bombe a grappolo, il cui uso è stato messo al bando dalle Nazioni Unite con una convenzione in vigore dal 2010.

Save the Children: "Stop alla guerra sui bambini"

Uno dei bambini feriti ieri nel bombardamento a Ma’arrat Misrin (Gettyimages)
Uno dei bambini feriti ieri nel bombardamento a Ma’arrat Misrin (Gettyimages)

Filippo Ungaro, direttore della comunicazione di Save the Children Italia, ha condannato l’attacco alle scuole della provincia di Idlib. “Ben 10 scuole sono state colpite da un intenso bombardamento nell’area – ha detto Ungaro in un video – e purtroppo 10 persone, 10 civili, 10 innocenti, tra cui insegnanti e un bambino sono rimasti uccisi”. È inaudito e inaccettabile che le scuole e gli ospedali continuino ad essere colpiti – la posizione di Save the Children – è necessario fermare questa guerra che dura da quasi 9 anni. È ora di dire basta alla guerra sui bambini”. “

“Vogliamo ricordare a tutti che le scuole devono essere luoghi sicuri in cui i bambini imparano e giocano, anche in una zona di conflitto. Prendere di mira scuole e asili è un crimine di guerra”, ha scritto Amnesty international.

Dura anche Medici senza Frontiere che non ha esitato a definire “vergognoso” l’attacco di ieri. “Le prime segnalazioni dagli ospedali supportati da MSF riportano più di 80 feriti e più di 25 morti. Stiamo verificando ulteriori dettagli”.

Russia rifiuta il cessate-il-fuoco a Idlib: “Sarebbe una resa ai terroristi”

Il ministro degli esteri russo, Sergei Lavrov, davanti al Consiglio per i diritti umani dell'Onu (Gettyimages)
Il ministro degli esteri russo, Sergei Lavrov, davanti al Consiglio per i diritti umani dell'Onu (Gettyimages)

Il ministro degli esteri russo, Sergei Lavrov, ha respinto le richieste di cessate-il-fuoco a Idlib. Davanti al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite riunito ieri a Ginevra, il diplomatico russo ha detto che in questo momento una tregua equivarrebbe “ad una resa davanti ai terroristi”. Il principale alleato del presidente siriano Bashar al Assad ha aggiunto: “[Un cessate-il-fuoco] sarebbe considerato persino una ricompensa ai terroristi per le loro violazioni dei trattati internazionali e di numerose risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’Onu”. Lavrov, inoltre, ha accusato alcuni governi “di giustificare atti oltraggiosi commessi da gruppi radicali e terroristici”. “Altrimenti non si spiegherebbero gli inviti ad intavolare accordi di pace con i criminali”. Sul fronte diplomatico, il prossimo 5 marzo è previsto un vertice tra Turchia, Russia Francia e Germania per discutere della situazione in Siria. Nel frattempo, però, la situazione dei civili è sempre più drammatica. Sono oltre 930mila gli sfollati nelle province di Idlib e Aleppo. E, come ha ricordato Unicef, più di mezzo milione sono bambini, vittime innocenti di una guerra che si trascina ormai da quasi 9 anni.

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