191 CONDIVISIONI

Singapore, uomo condannato a morte con processo in videochiamata su Zoom

L’uomo, il 37enne Punithan Genasa, è stato chiamato a presenziare al processo in videoconferenza e condannato da un giudice locale per traffico di droga. Ha dovuto apprendere a distanza che sarà impiccato per il suo ruolo in un caso di contrabbando di eroina. le autorità locali hanno spiegato che il caso è stato condotto per l’emergenza coronavirus.
A cura di Antonio Palma
191 CONDIVISIONI
Immagine

Essere condannato a morte da un giudice attraverso una videochiamata a distanza sulla app Zoom. In tempo di emergenza coronavirus succede anche questo a Singapore dove un detenuto è stato processato e condannato alla pena capitale da un tribunale collegato in remoto per il blocco dei processi dal vivo per il rischio contagio. L'uomo, il 37enne Punithan Genasa, è stato chiamato a presenziare al processo in videoconferenza lo scorso 15 maggio e condannato da un giudice locale. L'uomo attendeva la sentenza da tempo dopo essere stato arrestato per traffico di droga per una vicenda che risale a circa nove anni fa .

L'uomo ha appreso a distanza che sarà impiccato per il suo ruolo in un caso di contrabbando di eroina risalente al 2011. Per i giudici è responsabile di aver coordinato due corrieri nel traffico di circa 28 grammi di eroina. L'uomo aveva negato qualsiasi coinvolgimento ma la Corte ha respinto la sua difesa. "L'adozione di Singapore della pena di morte è intrinsecamente crudele e disumana e l'uso di tecnologie remote come Zoom per condannare a morte un uomo lo è ancora di più", ha dichiarato Phil Robertson, vicedirettore della divisione Asia di Human Rights Watch. Un portavoce della Corte Suprema di Singapore ha spiegato che il caso Genasan è stato condotto online "per la sicurezza di tutte le parti coinvolte nel procedimento" a causa della pandemia da coronavirus in corso.

"Una condanna a morte è sempre crudele e inumana, sia via Zoom sia in persona. Questo caso ci ricorda di nuovo che Singapore continua a sfidare la legge e gli standard internazionali imponendo la pena di morte per traffico di droga come punizione obbligatoria. Questo deve finire adesso. È giunto il momento che il governo riveda il suo approccio draconiano e abolisca la pena di morte una volta per tutte" ha dichiarato  la portavoce di Amnesty International Chiara Sangiorgio.

191 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views