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Rapporto Amnesty sui diritti umani: “Il 2014 anno devastante”

Presentato a Roma il rapporto 2014-2015 sui diritti umani di Amnesty International: “Anno devastante per coloro che cercavano di difendere i diritti umani e per quanti si sono trovati intrappolati nella sofferenza delle zone di guerra”.
A cura di Davide Falcioni
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"Il 2014 è stato un anno devastante per coloro che cercavano di difendere i diritti umani e per quanti si sono trovati intrappolati nella sofferenza delle zone di guerra". Inizia così, con un aggettivo (devastante) che non lascia spazio ad interpretazioni, il rapporto 2015-2015 sui diritti umani redatto da Amnesty International ed edito da Castelvecchi. "I governi a parole sostengono l’importanza di proteggere i civili ma i politici di tutto il mondo hanno miseramente fallito nel compito di tutelare coloro che più avevano più bisogno d’aiuto", spiega l'organizzazione, che più e più volte punta il dito proprio contro la politica, colpevole di aver ripetutamente ignorato la fondamentale distinzione tra civili e combattenti, autorizzando attacchi diretti contro i primi.

Secondo il dossier di Amnesty i paesi in cui sono stati commessi crimini di guerra sono 18, mentre 35 quelli in cui gruppi armati hanno compiuto abusi. Impressionante il numero degli annegati nel Mediterraneo, che ammonta a 3.400 persone (ma si tratta di una stima per difetto). I rifugiati siriani sono 4milioni, 119 i luoghi nei quali i governi hanno arbitrariamente limitato la libertà d'espressione, 62 gli stati in cui le istituzioni hanno recluso prigionieri di coscienza, cioè persone che avevano soltanto esercitato i loro diritti e le loro libertà. Ma ancora: il rapporto spiega che in 93 territori si sono svolti processi iniqui e sommari e in 131 paesi si sono registrati maltrattamenti e torture.

Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia, ha spiegato: "Le Nazioni Unite furono istituite 70 anni fa per assicurare che gli orrori della II guerra mondiale non si sarebbero mai più ripetuti. Adesso assistiamo a una violenza su scala massiccia che produce un'enorme crisi. Siamo di fronte a un clamoroso fallimento nella ricerca di soluzioni per risolvere le necessità più pressanti dei nostri tempi".

Il rapporto dell'organizzazione sui diritti umani si concentra in particolar modo su Siria, Iraq e Striscia di Gaza: "Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite – rivela il dossier – non è intervenuto ad affrontare la crisi siriana negli anni precedenti, quando ancora sarebbe stato possibile salvare innumerevoli vite umane. Tale fallimento è proseguito anche nel 2014. Negli ultimi quattro anni, sono morte 200.000 persone, la stragrande maggioranza civili, principalmente in attacchi compiuti dalle forze governative. Circa quattro milioni di persone in fuga dalla Siria hanno trovato rifugio in altri paesi. Più di 7,6 milioni sono sfollate in territorio siriano. La crisi in Siria è intrecciata con quella del vicino Iraq. Il gruppo armato che si autodefinisce Stato islamico (Islamic State – Is, noto in precedenza come Isis), che in Siria si è reso responsabile di crimini di guerra, nel nord dell’Iraq ha compiuto rapimenti, uccisioni sommarie assimilabili a esecuzione e una pulizia etnica di proporzioni enormi. Parallelamente, le milizie sciite irachene hanno rapito e ucciso decine di civili sunniti, con il tacito sostegno del governo iracheno". Cruento anche l'attacco israeliano a Gaza della scorsa estate, che è "costata la vita a 2000 palestinesi. E ancora una volta, la stragrande maggioranza di questi, almeno 1500, erano civili. Come ha dimostrato Amnesty International in una dettagliata analisi, la linea adottata da Israele si è distinta per la sua spietata indifferenza e ha implicato crimini di guerra".

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