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Guerra in Ucraina

Perché l’Ucraina rischia di diventare l’Afghanistan d’Europa: l’analisi del generale Bertolini

La guerra in Ucraina rischia di diventare un Afghanistan europeo e più passa il tempo più il numero di vittime rende difficile che si possa arrivare a una soluzione diplomatica del conflitto. Così a Fanpage.it il generale Marco Bertolini.
Intervista a Marco Bertolini
Generale in ausiliaria, già comandante del Comando operativo di vertice interforze e della Brigata Folgore, e Presidente dell'Associazione Nazionale Paracadutisti d'Italia
A cura di Chiara Ammendola
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Il pericolo di un'escalation c'è sempre, e non bisogna mai dimenticare che potrebbe essere di tipo nucleare. Il futuro di questo conflitto? La nuova prospettiva è quella di una guerra di lunga durata, un Afghanistan europeo che annienterebbe sia la Russia che l'Ucraina. Così a Fanpage.it il generale italiano Marco Bertolini, già comandante del Comando operativo di vertice interforze e della Brigata Folgore, oltre che Presidente dell'Associazione Nazionale Paracadutisti d'Italia.

“Credo che ora si stia profilando una nuova prospettiva, ovvero un passaggio di responsabilità dalla Nato all'Unione Europea per una guerra di lunga durata, una specie di Afghanistan europeo che però esaurirebbe le risorse europee e distruggerebbe l'Ucraina così come la Russia – le parole del generale – tatticamente la guerra che si sta consumando nel Donbass è una guerra piuttosto cruenta che si può paragonare sotto certi aspetti alla Prima guerra mondiale, perché implica forti perdite da parte delle unità militari, e più aumentano i morti più sarà difficile arrivare a una soluzione negoziata”.

La Russia dopo il ritiro da Kherson non ha mai fermato la sua avanzata
Ci troviamo in una nuova fase in cui i russi sono passati da una fase politica finalizzata a provocare un cambio al vertice del'Ucraina con una dimostrazione di forza, che però non ha sortito gli effetti sperati, ad una fase espansiva territoriale, conquistando larga parte del territorio ucraino in particolare la zona del Donbass. A quest'ultima è seguita una controffensiva ucraina necessario alla riconquista di Kharkiv. Ora ci troviamo dinanzi a una quarta fase che vede i russi cambiare strategia: si sono resi conto che con le forze che avevano impiegato nella prima fase non si può procedere in quella che è una guerra vera e propria che invece è quello che è diventata.

Il Generale Marco Bertolini
Il Generale Marco Bertolini

Ecco perché si stanno organizzando per qualcosa di diverso, è stata fatta una mobilitazione parziale che porterà nel giro di qualche mese almeno 300mila uomini in combattimento, e per dare il tempo a questi uomini di esser e impiegabili la Russia ha cambiato postura: passando da una postura terrestre offensiva a una difensiva ritirandosi da Kherson. Ora sta sviluppando un'azione di guerra vera e propria con interventi aerei importanti contro il potenziale energetico ucraino, questo per cercare di spezzare la resistenza ucraina.

Cosa potrebbe succedere? 
A questo punto credo che da parte loro ci sia l'aspettativa con le nuove forze che arriveranno di sviluppare nuovamente un'azione terrestre in grado di fargli conseguire almeno quegli obiettivi territoriali che si erano prefissati inizialmente ovvero Donbass e Crimea oltre all'Oblast di Zaporizhia. Per far questo c'è bisogno di forze che attualmente non hanno perché non le avevano ritenute necessarie all'inizio, visto che consideravano questa un'operazione di portata limitata. Ora ci troviamo invece dinanzi a un'operazione di ampia portata. Quello che i russi sperano di fare probabilmente è di poter tornare all'offensiva completando l'occupazione del Donbass.

Quali sono i rischi? 
Ci troviamo di fronte a diversi rischi, il primo è quello di una escalation come si dice da tempo: attualmente Nato e Unione Europea si stanno spendendo molto per cercare di portare i due belligeranti a una trattativa, ma sono anche molto esposte e questo non può fare altro che avvicinare la prospettiva temibile di un escalation. E non dimentichiamo che potrebbe essere anche nucleare. E l'evoluzione nucleare non è trascurabile, perché parliamo di uno scenario catastrofico. C'è da dire a questo proposito che il comportamento di Biden e di Stoltenberg è stato molto responsabile quando c'è stato l'incidente con il missile caduto in Polonia: entrambi hanno subito disinnescato il pericolo spiegando che non si trattava di un'azione russa, come invece immediatamente ipotizzato da Zelensky.

Il punto è che siamo sempre dinanzi alla possibilità di un alto rischio, ovvero la possibilità di un incidente grave come quello del missile in Polonia o di un incidente che coinvolga la centrale di Zaporizhia dove continuano ad arrivare colpi di artiglieria che potrebbero innescare incidenti con fuoriuscita di materiale radioattivo. In questo caso, a prescindere da chi possa averlo provocato, potrebbe spingere le opinioni pubbliche occidentali a un ulteriore passo verso un coinvolgimento diretto nel conflitto, sintomo di una escalation.

Quali sono le prospettive di questo conflitto?
Credo che ora si stia profilando una nuova prospettiva, ovvero un passaggio di responsabilità dalla Nato all'Unione Europea per una guerra di lunga durata, una specie di Afghanistan europeo. L'Europa sta lanciando un'operazione di supporto militare all'Ucraina che potrebbe essere il segnale di un cambio di prospettiva da una guerra di breve durata che si conclude con un vincitore e un vinto a una di lunga durata in Europa che però esaurirebbe le risorse europee ma distruggerebbe l'Ucraina così come la Russia che pagherebbe un prezzo altrettanto alto.

Tatticamente la guerra che si sta consumando nel Donbass è una guerra piuttosto cruenta che si può paragonare sotto certi aspetti alla Prima guerra mondiale con combattimenti di posizione e trincee contrapposte, ed è un segnale brutto perché questo tipo di guerra implica forti perdite da parte delle unità militari e più aumentano i morti più sarà difficile arrivare a una soluzione negoziata.

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