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Guerra in Ucraina

Perché il G7 ha deciso lo stop all’oro russo e come lo usavano gli oligarchi per aggirare sanzioni

Il G7 sta per varare lo stop all’oro russo: è il prodotto di Mosca più venduto all’estero e veniva utilizzato dagli oligarchi per aggirare le sanzioni.
A cura di Giacomo Andreoli
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L'Unione europea e il G7 (in corso a Elmau in Germania) vogliono mettere fine allo scambio di oro russo. Mosca produce circa 331 tonnellate di oro l’anno, che valgono più o meno sui 15,5 miliardi di dollari Usa. Nel 2020, poi, le esportazioni russe sono valse 18 miliardi di euro. La mossa punta quindi a colpire una delle industrie più rilevanti della Russia (è il terzo produttore mondiale) e la stabilità della sua Banca centrale russa, già colpita dal congelamento degli asset in Europa, dopo il default tecnico per 100 milioni di interessi sul debito non ripagati.

Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha spiegato che i 27 studieranno la possibilità di colpire l’oro russo, ma sempre in modo tale che "si colpisca l’economia russa e non noi stessi". Nel frattempo lo stop alle importazioni auree è sul tavolo del G7: per le 7 grandi potenze mondiali, quindi, dovrebbe partire immediatamente e riguardare sia l'oro di nuova estrazione che quello raffinato.

Più del 90% dell’oro russo viene comprato dal Regno Unito, che ha già dato l'ok alla misura proposta dal G7. Secondo il governo di Londra questa decisione avrà quindi un grandissimo impatto sulla capacità di Putin di raccogliere fondi e risorse per finanziare la guerra in Ucraina. Non solo: l'esecutivo d'Oltremanica ha fatto notare come diversi oligarchi russi negli ultimi mesi avevano convertito il loro patrimonio in riserve d'oro per aggirare le sanzioni europee e americane. Inoltre si sono registrati diversi acquisti di beni immobiliari con pagamenti in oro. Escludendo questo sistema di pagamento il G7 punta ora ad indebolire economicamente quei magnati russi che possono incidere fortemente sulle scelte del Cremlino.

In realtà la London Bullion Market Association, che gestisce il mercato inglese dell'oro, aveva già chiuso i canali di importazione dalla Russia. Tuttavia la Svizzera a maggio aveva annunciato di aver ripreso l’acquisto di lingotti dalla Russia, con un primo arrivo di oltre 3 tonnellate del metallo prezioso. La decisione del G7 e la conseguente dell'Ue dovrebbe a cascata impedire un'escamotage del genere su tutto il territorio di Europa e Stati Uniti, compresi i Paesi non aderenti alle organizzazioni come la Svizzera.

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