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Perché i genitori di Archie chiedono il trasferimento del bambino in Italia

“Che male c’è nel permettergli di andare in un altro Paese?” Ha chiesto la mamma del piccolo Archie Battersbee. La speranza è che col trasferimento in Italia non vengano staccati i macchinari che tengono in vita il 12enne.
A cura di Antonio Palma
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"Ci sono Paesi che vogliono curarlo come l’Italia e allora perché non permetterci di andare”, così la mamma del piccolo Archie Battersbee ha provato a convincere le autorità britanniche a lasciar partire il figlio 12enne, in coma dallo scorso aprile, prima che i medici stacchino la spina dei macchinari che lo tengono in vita, così come disposto dai giudici inglesi.

La madre del bambino ha detto alla BBC che la richiesta di trasferimento all’estero non è mai stata presa in considerazione finora, anche se medici dal Giappone e dall'Italia si sono offerti di prendersi cura del minore.

“I medici di questi due paesi si sono fatti avanti con offerte di grande supporto", secondo la madre del dodicenne, Hollie Dance, che ha aggiunto: “Se questo Paese non può curarlo o non sono disposti a curarlo, che male c'è nel permettergli di andare in un altro Paese? Ci sono altri paesi che vogliono curarlo e penso che dovrebbe essere autorizzato ad andare".

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La donna ha anche rivelato che è stata fatta una richiesta affinché Archie potesse essere trasferito in un centro per malati terminali ma ha detto che l'ospedale ha "brutalmente" risposto di no. Per i medici infatti la sua condizione è incompatibile con ogni tipo di trasferimento.

Archie è in coma con danni cerebrali da quando è stato trovato privo di sensi ad aprile. Viene tenuto in vita da una combinazione di interventi medici, tra cui ventilazione e trattamenti farmacologici, presso il Royal London Hospital di Whitechapel, nella zona est di Londra.

Dopo le richieste dell’ospedale, a cui i genitori si sono opposto fermamente, i giudici hanno imposto il distacco dalle macchine che lo tengono in vita. La diagnosi per Archie è che non ha alcuna possibilità di recuperare le sue facoltà cerebrali.

Vari appelli, e ricorsi a tutti i livelli, ultimo quello alla Corte di Strasburgo, non hanno dato seguito alle richieste dei parenti e così ora l’unica speranza dei familiari, prima che i medici stacchino il respiratore artificiale e gli altri supporti vitali, è il trasferimento all’estero come in Italia.

La speranza della famiglia infatti è che in base alla legge italiana non c’è nessun obbligo di staccare la spina senza consenso dei parenti e dunque Archie potrebbe continuare a vivere attaccato ai macchinari, nonostante la sentenza pronunciata dalla Corte inglese. "Siamo assolutamente delusi, non abbiamo diritti sui nostri figli, è disgustoso", ha dichiarato in lacrime Hollie Dance che sta cercando in tutti i modi di spostare il figlio Archie Battersbee dalla struttura dove saranno staccati i macchinari che lo tengono in vita.

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