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La morte della Regina Elisabetta II

Meghan teatrale, Kate addolorata: come gesti, espressioni e inchini svelano quanto sono diverse

Kate Middleton e Meghan Markle di nuovo insieme davanti al feretro di Elisabetta II. Cosa ci dice il loro linguaggio del corpo?
A cura di Anna Vagli
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Kate Middleton e Meghan Markle, unite negli ultimi viaggi di Elisabetta II, a Westminster Hall avevano in comune soltanto il total black, le perle ed il capo coperto da un cappello. Diverse, invece, le loro emozioni di fronte alla bara della Regina.

Poiché le emozioni vengono trasmesse attraverso le espressioni facciali, cambiamenti corporei e posturali, a parlare è il loro linguaggio del corpo.

Le micro-espressioni facciali di Kate Middleton e Meghan Markle

Il volto è la parte del corpo maggiormente evidente in ogni persona. E, del resto, la percezione dei visi è una delle prime abilità che si sviluppa dopo la nascita.

Per questo motivo la sua decodifica è fondamentale per poter interagire con gli altri e muoversi nel mondo sociale man mano che si cresce: si sceglie chi amare, di chi fidarsi e chi è il colpevole in base allo studio della mimica facciale. Cosa descrivono i volti di Kate e Meghan?

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Il volto di Kate Middleton evidenziava i segni del dolore: i lineamenti del suo viso erano contratti, la bocca corrugata, gli occhi socchiusi nel tentativo inconscio di frenare la fuoriuscita di lacrimazione. Le labbra erano serrate.

Un tentativo della nuova principessa del Galles di non lasciarsi andare al dolore e alla commozione di quei frangenti. Del resto, che Kate trattenesse il pianto era evidente ogni volta che la telecamera la inquadrava: deglutiva continuamente. Una compostezza degna solo di una futura regina.

A differenza di Kate, il cui linguaggio del corpo comunica autenticità delle sue emozioni, più teatrale è stato invece il comportamento tenuto da Meghan Markle. I suoi trascorsi ad Hollywood sono emersi evidenti. La sua mimica facciale, le labbra rivolte verso l’alto, il protrarsi eccessivamente dell’espressione di dolore permettono di affermare la non totale autenticità dell’emozione stessa.

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Difatti, le emozioni veritiere non durano più di pochi secondi. Al contrario, se un’espressione perdura per un lasso di tempo superiore non è vera. Decisamente più prolungate di una manciata di secondi sono apparse le emozioni sul volto di Meghan. Ma le differenze tra le due cognate non si esauriscono solo in relazione alle micro-espressioni del volto.

L’inchino di Kate e Meghan

Anche ad un occhio non esperto non sarà passata inosservata la differenza degli inchini di fronte al feretro di Elisabetta II. Composto e contenuto, come da protocollo, quello di Kate. Decisamente più plateale, oltreché contrario all’etichetta, l’inchino di Meghan.

In questo senso, la donna ha probabilmente ecceduto nel far apparire sentito e pregnante il gesto di rispetto nei confronti della nonna di Henry. Sortendo, almeno per gli analisti comportamentali, l’effetto opposto.

Questo è anche il motivo per il quale Meghan durante la cerimonia ha abbassato lo sguardo sul libretto delle preghiere. Probabilmente per il timore che qualcuno notasse la differenza tra lei e Kate Middleton.

Kate e William, Meghan ed Harry

Così diverse le due coppie reali. Fin dalle prime apparizioni pubbliche, Meghan ed Harry hanno manifestato in pubblico gesti di affetto. Un rincorrersi di accortezze e di attenzioni connotate dall’imprescindibile contatto fisico.

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E, come c’era da aspettarsi, anche a Westminster Hall la coppia non ha cambiato le abitudini. Mano nella mano per contrastare il mix di emozioni che indubbiamente li hanno attraversati in una giornata così solenne.

Kate e William, in osservanza del protocollo che vieta ai reali manifestazioni pubbliche di affetto, si sono limitati a sfiorarsi le spalle. Nessun altro segno di pubblica vicinanza. Del resto, sono la futura regina ed il futuro re.

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Dottoressa Anna Vagli, giurista, criminologa forense, giornalista- pubblicista, esperta in psicologia investigativa, sopralluogo tecnico sulla scena del crimine e criminal profiling. Certificata come esperta in neuroscienze applicate presso l’Harvard University. Direttore scientifico master in criminologia in partnership con Studio Cataldi e Formazione Giuridica
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