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Turchia, licenziamenti e arresti degli ‘anti-Erdogan’: l’opposizione non c’è più

A neanche 48 ore dalle elezioni che hanno riconfermato Erdogan alla guida della Turchia, sono iniziate le epurazioni: licenziati 58 giornalisti e arrestati 35, tra burocrati e agenti, vicini all’iman musulmano Fethullah Gulen, nemico del presidente. La Casa Bianca: “Preoccupano le intimidazioni ai media”.
A cura di Biagio Chiariello
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Pugno durissimo del presidente turco, Recep Tayyp Erdogan, contro separatisti curdi, rivali politici e giornalisti, dopo la vittoria del suo partito Akp nelle elezioni di domenica. Mentre l'aviazione di Ankara riprende i raid contro le postazioni del Pkk nel sud-est del Paese e nel nord dell'Iraq, 58 giornalisti del gruppo Ipek sono stati licenziati e 35 persone collegate a Fethullah Gulen, l'imam in esilio grande nemico di Erdogan, sono state arrestate. Tra i reporter licenziati ci sarebbero il caporedattore di Bugun, Bulent Ceyhan, e il redattore Kamil Maman, già fermati nel raid della polizia della scorsa settimana contro il gruppo editoriale anti-Erdogan. Ieri a molti giornalisti non è stato permesso di rientrare nella redazione di Istanbul, che ospita i quotidiani Bugun e Millet e i canali Bugun tv e Kanalturk.

L’operazione che ha preso di mira i sostenitori del religioso musulmano Fethullah Gulen ha visto vittima 35 persone, fra alti burocrati e funzionari di polizia. La notizia è stata diffusa dall'agenzia di stampa Dogan. I sostenitori di Gulen nell'apparato statale vengono soprannominati "struttura parallela". Erdogan ha avviato un giro di vite contro i seguaci di Gulen dopo che polizia e procuratori ritenuti vicini all’iman hanno aperto nel 2013 un'indagine per corruzione che ha coinvolto la cerchia vicina al presidente.

 Gli Stati Uniti esprimono "profonda preoccupazione dopo che i media e i singoli giornalisti critici verso il governo di Ankara sono stati oggetto di pressioni e intimidazioni durante la campagna elettorale turca, presumibilmente in modo calcolato per indebolire l'opposizione politica". Lo riferisce la Casa Bianca. "L'Osce ha rilasciato una dichiarazione sottolineando che le elezioni hanno offerto agli elettori una varietà di scelte, ma la campagna è stata colpita dalle violenze e restrizioni alla libertà dei media", ha detto il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest.

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