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Covid 19

L’Oms fiduciosa sulla fine della pandemia di Covid-19: “Entro il 2023 non sarà più emergenza globale”

Il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, si è detto fiducioso “che a un certo punto quest’anno saremo in grado di dire che il Covid è finito come una pandemia”. Rezza: “Questione di settimane”.
A cura di Ida Artiaco
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Esattamente tre anni fa, l'11 marzo 2020, l'Organizzazione mondiale della Sanità dichiarava la pandemia di Covid-19. " Una parola da non usare con leggerezza o disattenzione", aveva detto il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus nel corso di una conferenza stampa, mentre l'Italia era appena entrata in lockdown.

Nelle ultime ore, dopo oltre 676 milioni di casi e quasi 7 milioni di morti a livello globale, proprio Ghebreyesus si è detto fiducioso "che a un certo punto quest'anno saremo in grado di dire che il Covid è finito come un'emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale e come una pandemia".

Il direttore generale dell'Oms ha spiegato che "il numero di decessi a livello settimanale che vengono segnalati è ora inferiore rispetto a quando abbiamo usato per la prima volta la parola ‘pandemia' tre anni fa. Il miglioramento è significativo. Se non lo faremo, ripeteremo il ciclo di panico e abbandono che è stato per decenni il segno distintivo della risposta globale alle epidemie e alle pandemie".

Che l'intenzione dell'Oms sia quella di decretare al più presto la fine della pandemia di Covid-19 l'aveva annunciato anche Gianni Rezza, presidente del Dipartimento della Prevenzione del Ministero della Salute. "Bisogna aspettare che l’Oms non consideri più il Covid Pheic (Public Health Emergency of International Concern), cioè un’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale", affermando che la decisione potrebbe arrivare già nelle prossime settimane.

Anche in Italia la situazione è in continuo miglioramento, come mostrano i dati aggiornati della Cabina di Regia: anche se nell'ultimo monitoraggio settimanale l'indice Rt è salito rispetto alla settimana precedente, calano sia l'incidenza che le ospedalizzazioni, con solo due regioni classificate a rischio alto.

"C’è un’immunità diffusa: tante persone sono vaccinate e tante altre si sono infettate", ha detto ancora Rezza, con un monito per il futuro: "Il ministero continua a monitorare la situazione, mantenendo la vigilanza, ma non c’è in questo momento un livello di allarme: l’impatto sulle strutture sanitarie è molto basso, anche l’incidenza di nuovi positivi è relativamente bassa. Esiste la possibilità che il virus possa mutare, anche se non può farlo all’infinito; bisogna pure tener conto che questo virus ha cominciato a infettare gli animali, a partire dai cervi negli Stati Uniti, e anche qualche animale domestico. Quindi, resta ancora un’incognita".

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