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“L’ho strangolata”, detenuto si confessa al compagno di cella: Rita trovata morta 4 anni dopo

L’uomo, in carcere per altro reato e sospettato dell’omicidio, ha confessato al compagno di cella di aver strangolato la donna e madre di tre figli e di averla seppellita.
A cura di Antonio Palma
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Dopo una serata tra amici in un locale durante una festa, era sparita nel nulla senza lasciare tracce e, nonostante le ricerche e le indagini, di lei non si era saputo più nulla per ben quattro anni. Un lunghissimo periodo durante il quale familiari e polizia hanno sempre pensato fosse stata uccisa anche se non vi erano certezze. Evidenze che purtroppo sono arrivate nei giorni scorsi quando i resti del corpo senza vita di Rita Gutierrez-Garcia, una 34enne statunitense, sono stati rinvenuti in una zona boscosa dove il cadavere era stato seppellito dopo l’assassinio.

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I Resti umani sono stati trovati a est di Longmont, nella contea di Weld, nello Stato del Colorado, il 28 aprile scorso. In quella data, secondo l'ufficio del procuratore distrettuale di Boulder, gli investigatori hanno detto alla famiglia di Rita che quei resti erano molto probabilmente della mamma 34enne. Una sicurezza, quella degli investigatori, dettata dall’ascolto di una conversazione in carcere tra il principale sospettato e un compagno di cella.

L’uomo, il 33enne Juan Figueroa Jr., era stato già identificato all'inizio delle indagini come un possibile sospetto della scomparsa di Rita. Nel giugno dello scorso anno, Figueroa Jr. era stato incriminata da un gran giurì per l'omicidio di primo grado e il rapimento di Gutierrez-Garcia, anche se il suo corpo non era stato trovato.

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L’uomo, che è già in carcere perché sta scontando una condanna a 93 anni per un caso di tentato omicidio e violenza sessuale avvenuto nel 2017, ha detto al compagno di cella di aver strangolato la donna e madre di tre figli e di averla seppellita in un luogo che non avrebbe rivelato gli inquirenti. Nella conversazione registrazione in prigione Figueroa ha parlato anche di bruciare i vestiti e pulire il suo camion per evitare di essere scoperto.

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Parole che hanno spinto gli inquirenti a metterlo sotto torchio fino a ottenere l’esatta ubicazione del corpo. L’uomo ora deve rispondere di omicidio di primo grado e rapimento di secondo grado. La prossima udienza in tribunale è ora fissata per il 3 giugno ma i pubblici ministeri hanno affermato che il caso non andrà in giudizio perché l’uomo si dichiarerà colpevole.

“È una giornata gioiosa. Ho pregato per questo giorno, quindi Dio me lo ha dato. Ma allo stesso tempo, è straziante perché non ho più mia figlia", ha detto la madre della donna, aggiungendo: "C'è ancora una strada da percorrere. E ci arriveremo. Otterremo la giustizia che volevamo".

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