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“La vita è troppo breve”: Lulu muore a 19 anni, il racconto della sua malattia diventa un film

“Lulu: Forever 19” ricorda la ragazza morta di un raro tumore, l’1 gennaio 2023, a Rotherham (Inghilterra): “Spero che queste parole vi ispirino a fare ora le cose che vi eravate detti di fare domani. La vita è troppo breve”.
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Lulu Blundell (Foto: Teenage Cancer Trust WS)
Lulu Blundell (Foto: Teenage Cancer Trust WS)

“Negli ultimi tre mesi ho vissuto, respirato e sentito quello che probabilmente è il peggior incubo della maggior parte delle persone. Mi è stato diagnosticato il cancro quando avevo 15 anni, ho fatto la chemioterapia e mi hanno amputato una gamba. Il 20 gennaio 2020 mi hanno detto che ero libera dal cancro. Sono passati due anni e mezzo di risate e sorrisi, ma poi ho scoperto che il cancro era tornato. Negli ultimi tre mesi ho riso e amato con maggiore intensità di quanto non abbia mai fatto prima. La felicità può essere trovata in ogni situazione, a ogni punto”.

Con queste toccanti parole scritte da Lulu Blundell e lette dalla madre si apre il corto “Lulu: Forever 19”, rilasciato ieri, 17 maggio, e parte della campagna di sensibilizzazione di Teenage Cancer Trust sulla vita con il cancro e sulla difficile accettazione di una diagnosi terminale.

Lulu e sua madre Carolyn in ospedale (Foto: Teenage Cancer Trust WS)
Lulu e sua madre Carolyn in ospedale (Foto: Teenage Cancer Trust WS)

Lulu è una giovane ragazza di Rotherham, South Yorkshire (Inghilterra) quando nel 2019 le viene diagnosticato il Sarcoma di Ewing, un tumore molto raro che si sviluppa nei tessuti molli o nelle ossa. Lulu ha solo 15 anni e per un anno e mezzo si sottopone a un’aggressiva chemioterapia ogni due settimane, sette giorni su sette, ventiquattro ore al giorno. Le viene amputata una gamba. Il 20 gennaio 2020, viene ufficialmente dichiarata guarita, “cancer free”.

L’incubo ricomincia all’improvviso dopo due anni, quando si reca in ospedale per un controllo alla spalla dolorante, convinta si tratti di un infortunio dovuto al rugby, sport che pratica appassionatamente. La seconda diagnosi non le lascia scampo: la giovane scopre di avere un tumore che si è ormai esteso alla spalla, alle costole e al torace. “Il cancro è terminale”, la sentenza.

(Foto: Teenage Cancer Trust WS)
(Foto: Teenage Cancer Trust WS)

Ma invece di smettere in quel momento di immaginarsi un futuro, di fronte a una prospettiva di pochi anni – se non mesi – di vita, Lulu Blundell raccoglie tutta la sua voglia di vivere e decidere di andare avanti, di godersi ogni giorno che l’attende come mai fatto prima, senza più dar nulla per scontato.

Decide infatti di non sottoporsi nuovamente alla chemioterapia, visto lo stadio troppo avanzato del tumore, per poter restare in sé e vivere da lucida. Nei mesi successivi alla diagnosi visita Magaluf con i suoi amici, con il fidanzato Amsterdam, e poi Londra, Northumberland e Manchester.

Nel frattempo si impegna in campagne di sensibilizzazione e raccolte fondi per persone malate di tumore, al fianco di – e sostenuta da – Teenage Cancer Trust, associazione britannica che si occupa dei malati di cancro tra i 13 e i 24 anni.

Tra i ricordi più memorabili, Lulu aiuta a organizzare e partecipa in prima persona – con la sua protesi e una scapola rotta, a causa del tumore – alla corsa di beneficenza di 5 km per finanziare la ricerca scientifica.

Lulu Blundell taglia il traguardo della corsa "Run with Lulu 5k" (Foto: Teenage Cancer Trust WS)
Lulu Blundell taglia il traguardo della corsa "Run with Lulu 5k" (Foto: Teenage Cancer Trust WS)

Fino a che ha avuto le forze, la giovane ha vissuto al massimo ogni attimo e occasione, anche se questo negli ultimi tempi significava riuscire a fare un’attività al giorno. Ma questo è stato possibile, come ricorda la madre, solo grazie all’aiuto e al sostegno in primis dell’associazione Teenage Cancer Trust, delle infermiere, di tutto lo staff del servizio sanitario nazionale.

È di certo un tributo alla sua esistenza il corto “Lulu: Forever 19”, ma allo stesso tempo un messaggio di incoraggiamento, che sa di abbraccio e comprensione, a tutte le giovanissime persone che stanno vivendo la stessa situazione di Lulu Blundell. È rivolto a loro, alle loro famiglie e amici.

“Nessun genitore vorrebbe mai immaginare di dover sostenere il proprio figlio o figlia nel percorso di accettazione di una diagnosi terminale, nella decisione di dove morire o come organizzare il proprio funerale. Ma queste conversazioni così difficili vengono affrontate ogni giorno nel mondo”, racconta Louise Soanes, caposala e parte di Teenage Cancer Trust, cercando di spiegare lo scopo dell’associazione di cui fa parte.

La storia e l’esempio di Lulu Blundell, quindi, hanno un’importanza unica, perché mostrano come sia cruciale parlare della morte, affrontarla senza troppi rimpianti, far emergere le proprie paure.

“Spero che queste parole – conclude Lulu, nel video – vi abbiano ispirato a fare ora le cose che vi eravate detti di fare domani. Sorridete e fate sorridere le persone intorno a voi, e smettetela di preoccuparvi per le cose che non lo meritano. La vita è troppo breve”.

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