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La fuga dell’ex Ceo di Nissan Ghosn: via da Tokyo nascosto in una custodia per strumenti musicali

L’ex numero uno di Nissan Motor, Carlos Ghosn, è arrivato in Libano dopo aver lasciato il Giappone, dove era in attesa di processo e gli era stato vietato di andare all’estero. E la sua potrebbe essere stata una fuga da film: secondo una emittente televisiva libanese una delle ipotesi più accreditate è che abbia potuto aggirare i controlli nascondendosi all’interno di una custodia per strumenti musicali.
A cura di Susanna Picone
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Potrebbe essere stata una fuga clamorosa quella dell’ex numero uno di Nissan Motor, Carlos Ghosn, che è arrivato in Libano dopo aver lasciato il Giappone, dove era in attesa di processo e gli era stato vietato di andare all’estero. In una nota, il manager di origini libanesi nato in Brasile, con doppia cittadinanza francese e brasiliana, ha affermato di non essere fuggito dalla giustizia ma di "essere sfuggito a un'ingiustizia e alla persecuzione politica". Le dinamiche che hanno consentito a Ghosn di lasciare il Giappone per rifugiarsi in Libano non sono ancora del tutto chiare ma stando a quanto riporta il sito dell'emittente televisiva libanese "Mtv Lebanon", una delle ipotesi più accreditate è che Ghosn abbia potuto aggirare i controlli in Giappone nascondendosi all'interno di una custodia per strumenti musicali. Secondo alcune fonti, un gruppo di musicisti sarebbe entrato nell'abitazione del dirigente in Giappone durante una cena. Quando hanno lasciato l'edificio, l'ex ad della Nissan si sarebbe nascosto in una custodia per strumenti musicali in modo da poter lasciare il Giappone e arrivare a Beirut. Secondo l’emittente, Ghosn da giorni era intimorito dalla possibilità di ricevere nuovi capi di accusa in patria e per questo stava preparando la fuga. Ma, come detto appunto, questa della fuga in una custodia di strumenti musicali non è una notizia confermata.

Un'altra possibile ipotesi è quella che abbia lasciato il Paese tramite un aereo privato decollato da un aeroporto minore. L'uomo è entrato in Libano con passaporto francese e si trovava nel Paese già molte ore prima che iniziasse a circolare la notizia della sua fuga. Per il momento sia il suo avvocato che le sue guardie del corpo sostengono di non sapere nulla. Uno dei suoi amici, che lo ha visto per l'ultima volta dieci giorni fa, ha riferito che era in uno stato di paura e sospetto, e che si stava preparando per il processo previsto a settembre, tanto da usare un telefono e un computer consegnatigli dalle autorità. Nei confronti di Ghosn ci sono quattro capi di imputazione, tra cui l'aver sottostimato i propri compensi per un periodo compreso tra il 2010 e il 2017, e l'abuso di fiducia aggravata. Accuse che lui ha sempre negato, asserendo di essere vittima di una cospirazione all'interno della casa auto nipponica.

Il pubblico ministero giapponese ha chiesto alla corte distrettuale di Tokyo la revoca della libertà vigilata di Carlos Ghosn dopo la fuga in Libano. Lo riportano i media giapponesi, spiegando che se il tribunale accoglie l'istanza, la libertà vigilata verrà annullata e la cauzione di 1,5 miliardi di yen (12,3 milioni di euro) verrà confiscata.

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