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In Myanmar salgono a 41 le vittime del ciclone Mocha. Le autorità: “Ci saranno altri morti”

Tra domenica e lunedì, l’uragano più devastante degli ultimi 10 anni ha travolto il sud-est del Bangladesh e la parte occidentale del Myanmar. Si contano per ora 41 vittime e oltre 700 feriti, i danni peggiori nello stato di Rakhine (Myanmar).
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Città di Sittwe, Rakhine State, Myanmar. Foto LaPresse
Città di Sittwe, Rakhine State, Myanmar. Foto LaPresse

In Myanmar procede la conta delle vittime dopo il passaggio di Mocha, l’uragano più potente nell’ultimo decennio che tra domenica e lunedì ha travolto l’area tra lo stato di Rakhine (regione occidentale del Myanmar) e Cox's Bazar nel confinante Bangladesh.

Il bilancio delle vittime aumenta inesorabilmente: per il momento, funzionari locali dello stato di Rakhine hanno riferito all’Afp di 41 morti, ma si tratta di un numero destinato a crescere. “Ci saranno altri morti perché più di 100 persone sono disperse”, ha affermato l'amministratore del villaggio di Bu Ma, in Birmania. “Per ora – conclude – possiamo confermare che ci sono 17 morti”.

Isola di Saint Martin, Cox's Bazar, Bangladesh. Foto LaPresse
Isola di Saint Martin, Cox's Bazar, Bangladesh. Foto LaPresse

In precedenza, il capo villaggio della vicina Khaung Doke Karin aveva parlato di altre 24 vittime. La giunta, nell’ultimo bilancio della giornata di ieri, aveva parlato di soli 5 morti.

Finora non sono invece arrivate segnalazioni di vittime in Bangladesh, mentre secondo alcuni responsabili dei soccorsi sono state evacuate almeno 750mila persone.

Città di Sittwe, Rakhine State, Myanmar. Foto LaPresse
Città di Sittwe, Rakhine State, Myanmar. Foto LaPresse

I danni maggiori sono stati registrati in Myanmar: le zone più colpite sono le aree vicine alla città portuale di Sittwe, di Buthidaung e Maungtaw; ma anche le città di Mindat (nello Stato Chin) e di Pakokku (Maqway).

Le testimonianze più drammatiche, però, provengono dal capoluogo dello stato di Rakhine, Sittwe, con comunicazioni praticamente interrotte e assenza di elettricità, strade che si trasformano in fiumi in piena, abitazioni scoperchiate a seguito delle raffiche di venti che hanno toccato i 215 km/h.

Isola di Saint Martin, Cox's Bazar, Bangladesh. Foto LaPresse
Isola di Saint Martin, Cox's Bazar, Bangladesh. Foto LaPresse

Oltre alle vittime, che si teme possano crescere di ora in ora, il ciclone Mocha ha finora provocato, secondo le prime stime, almeno un milione di nuovi rifugiati.

Particolarmente dura la conta dei danni anche all’interno dei campi profughi: le abitazioni, già precarie, sono state spazzate via dalla forza dell’uragano. Nei campi profughi Rohingya di Cox’s Bazar – fortunatamente non direttamente colpiti come si temeva all’inizio – si ritiene che siano stati comunque danneggiati tra i 400 e i 500 rifugi di fortuna; non si discosta di troppo il bilancio nei campi in Bangladesh, dove si conta vivano all’incirca un milione di Rohingya.

Mann Shwe Sat Taw Pagoda, Magwe Division, Myanmar. Foto LaPresse
Mann Shwe Sat Taw Pagoda, Magwe Division, Myanmar. Foto LaPresse

In questo caso si tratta di una vera e propria tragedia sfiorata, visto il divieto di uscire dal campo per i rifugiati senza il permesso delle autorità del Bangladesh: “Le forze dell’ordine sono in allerta in modo che i Rohingya non possano attraversare il recinto di filo spinato per approfittare del disastro”, aveva affermato pochi giorni fa Asaduzzaman Khan Kamal, il ministro dell’Interno del Bangladesh.

Secondo il dipartimento meteorologico indiano, nel pomeriggio di ieri il ciclone si è indebolito, fino a diventare una depressione tropicale.

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