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Vaclav Havel, l’Europa dice addio ad un suo eroe per la libertà

Si è spento ieri all’età di 75 anni Vaclav Havel, il drammaturgo, l’intellettuale, il leader della Rivoluzione di Velluto e l’ex Presidente della Repubblica ceca. Il mondo lo saluta commosso, ricordandone gli ideali e i valori che ne fecero un eroe della democrazia e della dignità umana calpestate dal regime Sovietico.
A cura di Nadia Vitali
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Si è spento ieri all'età di 75 anni Vaclav Havel, il drammaturgo, l'intellettuale, il leader della Rivoluzione di Velluto e l'ex Presidente della Repubblica ceca. Il mondo lo saluta commosso, ricordandone gli ideali e i valori che ne fecero un eroe della democrazia e della dignità umana calpestate dal Regime Sovietico.

Il teatro, gli scritti, l'amore per la musica di Frank Zappa e Rolling Stones: nel rimpiangere Vaclav Havel, il mondo ricorderà tutti gli aspetti dell'intellettuale, dell'anticonformista, dell'artista. Ma anche e soprattutto si parlerà delle passioni e degli ideali che conferirono tanta forza, valore ed audacia a quest'uomo che sfidò con la più coraggiosa delle armi, quella della contestazione non violenta, un regime Sovietico ormai destinato all'inevitabile collasso.

Paladino dei diritti umani, aveva fatto la sua ultima apparizione in pubblico sabato scorso nell'accogliere proprio il Dalai Lama, sfidando il male che lo stava consumando e che lo aveva condannato: di salute, del resto, era sempre stato piuttosto cagionevole e, senz'altro, gli anni trascorsi in carcere a causa del suo attivismo politico che gli valse il titolo di «dissidente», avevano peggiorato ulteriormente le condizioni di quell'uomo dalla figura fragile.

Si è spento ieri all'età di 75 anni Vaclav Havel, il drammaturgo, l'intellettuale, il leader della Rivoluzione di Velluto e l'ex Presidente della Repubblica ceca. Il mondo lo saluta commosso, ricordandone gli ideali e i valori che ne fecero un eroe della democrazia e della dignità umana calpestate dal regime Sovietico.

Ma non fu la prigionia o il silenzio a cui voleva ridurlo la dittatura che la ebbero vinta perché Vaclav Havel fu uno dei leader della Rivoluzione di Velluto, il movimento non violentò che riuscì a rovesciare nel 1989 il regime comunista che aveva portato la Cecoslovacchia a divenire uno stato satellite di Mosca dopo la brutale repressione, vent'anni prima, della stagione politica della Primavera di Praga, fecondo momento di rinascita per quel paese che, nei decenni passati, era stato una potenza economica ed industriale tra le più importanti e che ora si trovava asservito ai voleri del Cremlino.

Costantemente alla ricerca di modalità di espressione che fossero frutto di libertà e democrazia, nella veste di drammaturgo e in quella di Presidente della Repubblica Ceca, nata dalla dissoluzione della Cecoslovacchia attraverso quello che venne chiamato il Divorzio di Velluto: un'iniziativa contro la quale lo stesso Havel si batté con vigore, invano, credendo fortemente nella federazione tra cechi e slovacchi. Sostenitore del libero mercato, vicino agli Stati Uniti ma anche all'Europa, portò il proprio paese nella NATO e nell'Unione Europea, riuscendo a restituire a quel piccolo territorio nel cuore dell'Europa, se non gli antichi fasti, quanto meno una notevole visibilità.

Alla nascita della repubblica ceca, infatti, Vaclav Havel si candidò come Presidente vincendo: era il 1993 e quello fu il primo di due mandati. Il suo contributo nella Rivoluzione di Velluto, quell'alleanza tra operai ed intellettuali nata dal dissenso che avrebbe spazzato via per sempre i regimi totalitari dell'Europa orientale, ne aveva fatto il Presidente acclamato plebiscitariamente dall'intero paese, quello stesso paese che, da ieri, è in piazza San Venceslao a rendere omaggio al suo eroe per la libertà, spentosi a 75 anni.

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