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Fatima, Zeyneb e gli altri bimbi malati negli hotspot al collasso in Grecia: “Condizioni disperate”

In Grecia la situazione negli hotspot sta diventando insostenibile, complice il numero di sbarchi record dei migranti negli ultimi mesi, costretti a vivere in ambienti piccoli, poco sicuri e sovraffollati. Tra di loro molti bambini malati che richiedono cure quotidiane, come avviene presso la clinica pediatrica di Medici senza Frontiere sull’Isola greca di Lesbo: le storie di Fatima, Zeyneb e George.
A cura di Ida Artiaco
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"Nel 2015 una bomba è esplosa sulla strada in cui si trovava la nostra casa. Mio figlio di 4 anni è morto, ma Fatima è sopravvissuta. La sua gamba, tuttavia, è rimasta lesionata, è stata sottoposta a 3 interventi chirurgici ma abbiamo dovuto spostarci per farle avere trattamenti migliori". A parlare è il papà di Fatima, che a 9 anni è una delle più giovani pazienti della clinica pediatrica di Medici senza Frontiere nel campo di Moria sull'Isola greca di Lesbo. Nella sala d'attesa della struttura, ci sono ogni giorno decine di famiglie che sperano che qualcuno dello staff medico possa visitare un loro familiare. Si tratta nella maggior parte dei casi di profughi scampati alla guerra e alle torture, le cui situazioni non sono migliorate con l'arrivo sulle isole dell'Egeo. Anzi, denunciano gli attivisti della Ong, al momento ci sono circa 24mila migranti che si trovano in condizioni disperate, soprattutto dopo gli ultimi sbarchi record. Molti sono stati definiti vulnerabili e aspettano di essere trasferiti sulla terraferma.

La storia di Fatima: "Dall'Afghanistan alla Grecia senza poter camminare"

Tra di loro ci sono molti bambini, proprio come Fatima. Accompagnata dal papà, non può camminare a causa delle lesioni riportate ad una gamba dopo che la bomba, che ha ucciso il fratellino, l'ha sfiorata, quando ancora vivevano in Afghanistan. Il suo è uno dei 52 casi più complessi che i medici dell'ong stanno trattando dall'inizio dello scorso mese di luglio. "L'esplosione ha ucciso mio figlio di 4 anni e ha provocato grossi danni alla gamba di Fatima – ha raccontato il papà -. Ha subito 3 interventi nel nostro Paese, poi ci siamo dovuti spostare per farle avere dei trattamenti migliori". Un mese dopo la tragedia, la famiglia è riuscita ad oltrepassare il confine con la Turchia, dove è rimasta per 3 anni prima di cominciare il lungo viaggio verso la Grecia. "I medici turchi – ha spiegato l'uomo – ci hanno detto che non potevano fare molto per lei, aveva un problema col midollo spinale. Non avevamo altra scelta che venire qui". Ma proprio sull'isola di Lesbo è cominciato un nuovo calvario: Fatima e la sua famiglia composta da 6 persone sono costretti a vivere in un container che condividono con altre 11 persone e per separarsi da loro vengono utilizzate solo delle coperte. "Spesso durante la notte piango e mi nascondo dai miei figli per non farmi vedere", ha concluso.

Sovraffollamento degli hotspot in Grecia: cosa sta succedendo

Zeyneb, 12 anni, anche lei di origine afghana, vive in una tenda poco distante da quella di Fatima, insieme alla sua famiglia, tra cui il nonno di 97 anni. Anche lei è diventata una paziente dell'ospedale pediatrico di Medici senza Frontiere. Sei mesi fa le è stato diagnosticato in Turchia un tumore al cervello, che l'ha costretta a spostarsi in Grecia. "Dormiamo in uno spazio troppo piccolo e con Zeyneb è ancora più difficile, a causa delle sue continue crisi epilettiche", ha raccontato il fratello. Tra di loro anche George, nome di fantasia, un ragazzo proveniente dall'Africa occidentale che da circa sei mesi vede un psichiatra, dopo che tutta la sua famiglia è stata uccisa in un attentato terroristico nel 2015 e lui è stato catturato e torturato fin quando non è riuscito a scappare. "Quando è venuto per la prima volta nella nostra clinica – ha spiegato uno degli psicologi di MSF – aveva le allucinazioni, pensava al suicidio e spesso si dissociava dalla realtà. Abbiamo tanti pazienti come lui, ma non possiamo garantire a tutti un trattamento degno di questo nome, perché ne sono troppi". E in effetti la situazione sta diventando esplosiva. "Questa non è una nuova emergenza: il grave sovraffollamento degli hotspot è una crisi causata dalle politiche che colpisce migliaia di uomini, donne e bambini, ogni giorno da anni – ha sottolineato Tommaso Santo, capo missione di MSF in Grecia -. Lo abbiamo visto in passato e continuiamo a vederlo oggi. Dobbiamo concludere che, più di tre anni dopo aver rinchiuso i richiedenti asilo sulle isole greche in condizioni disperate, le autorità greche ed europee confidano in questo vergognoso fallimento dell’accoglienza per scoraggiare nuovi arrivi di migranti in Europa? Il recente picco di arrivi in Grecia indica che questa soluzione temporanea non è sostenibile e continua a fare del male a persone già vulnerabili".

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